Toscana

CIAD, N’DJAMENA: SCONTRI TRA ESERCITO E RIBELLI

“Il solo cambiamento possibile deve avvenire con il negoziato e non con le armi, con l’appoggio della comunità internazionale”: è l’appello della società civile del Ciad, raccolto per telefono dalla MISNA dalla voce di Abderramane Ali, del “Comitato di accompagnamento per la pace e la riconciliazione, che riunisce una quarantina di associazioni locali per i diritti umani, organizzazioni non governative (ong), sindacati, movimenti giovanili, rete della Commissione ‘Giustizia e pace’. Chiedendo una “tregua immediata”, Ali sottolinea che “non può essere la guerra a risolvere i problemi del paese. La gente non vuole un altro colpo di stato” (come quello che portò al potere l’attuale capo di Stato Idriss Deby). In un manifesto diffuso nella capitale N’Djamena, la società civile chiede “a tutti gli attori politici di impegnarsi senza ulteriore rinvio in una trattativa che ponga le condizioni per un processo pacifico”, mettendo in guardia contro “tutte le manovre opportuniste che possano compromettere la pace”.

Nel documento – di cui la MISNA ha ottenuto copia – il comitato denuncia una “degradazione del clima politico” e un “rifiuto categorico delle autorità di permettere l’attuazione del dialogo nazionale proposto dalla società civile”. L’interlocutore conferma anche la confusione che regna nella capitale, dove – spiega – “non si sa chi controlla cosa, né se le forze regolari hanno davvero sconfitto i ribelli”.

Poco fa gli anti-governativi del Fuc – il Fronte unito per il cambiamento, che sta cercando di esautorare Deby con la forza – in un comunicato a firma del portavoce Albissaty Saleh Allazam hanno denunciato “intensi bombardamenti” da parte di aerei dell’aviazione francese a N’Djamena, dove l’ex-potenza coloniale mantiene circa un migliaio di uomini. Da Parigi il ministero della Difesa ha confermato l’attacco, affermando di non aver provocato vittime. Impossibile per ora verificare qualsiasi informazione relativa anche a eventuali bilanci dei combattimenti che – secondo testimonianze concordi raccolte stamani dalla MISNA in diverse zone della capitale – sarebbero avvenuti con l’impiego di armi pesanti. Misna