Toscana
MEDIO ORIENTE, PREOCCUPAZIONE IN PALESTINA PER IL «DOPO ARAFAT»
Per i palestinesi di Betlemme Arafat è ormai considerato morto. Alcune persone contattate da AsiaNews, che han voluto mantenere l’anonimato hanno detto: “Il regime di Arafat è finito: qui tutti aspettano la dichiarazione della sua morte.
Nella città vi è molto sgomento. La gente è preoccupata perché non sa se andremo incontro ad una situazione di pace o a scontri afferma Samir Qumsieh, presidente della televisione cristiana di Betlemme Al Mahed. Hamas ha già dichiarato che non è interessato a causare scontri interni al mondo palestinese per ottenere il potere perché una guerra civile viene giudicata pericolosa.
Secondo Qumsieh, in Palestina regna molta confusione. Il caos sociale e politico nei Territori è accresciuto dal fatto che Arafat non ha mai nominato un suo successore per nessuna delle 3 cariche da lui ricoperte (presidente del movimento Fatah, leader Autorità Palestinese e capo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina – Olp). La Costituzione palestinese provvisoria prevede che in caso di morte del presidente o di sua impossibilità a governare, il governo sia assunto dal presidente del parlamento Rawhi Fattouh e in 60 giorni vengano indette nuove elezioni.
Qumsieh afferma che non si sa se tutto questo potrà avvenire in pace o con scontri e violenze fra i diversi centri di potere della Palestina.
E mentre nelle moschee dei Territori si prega per la salute del leader palestinese, anche un prete ortodosso, Anna Atallah, ha dichiarato la sua vicinanza e solidarietà ad Arafat in un comunicato rilasciato insieme a personalità islamiche. In passato Atallah personaggio molto vicino all’Autorità palestinese è stato più volte richiamato dal patriarcato ortodosso, perché i preti sono responsabili religiosi, e non politici.