Toscana

AIDS, IN TOSCANA DIMINUISCONO I CASI MA NON I SIEROPOSITIVI

Sul problema dell’Aids è sceso il silenzio dopo anni di allarme: la convinzione comune è che ormai con i medicinali a disposizione i malati possano continuare a vivere bene. Invece di Aids si continua a morire, anche in Toscana. Diminuiscono i casi di Aids conclamato, grazie ai farmaci che aumentano il periodo di incubazione della malattia, ma non il numero dei sieropositivi. Con i suoi 3153 casi di Aids registrati complessivamente al 2003 (di cui 1007 nella provincia di Firenze) la Toscana si colloca al quinto posto in Italia e dunque continua a essere una delle regioni più coinvolte dal problema. Questo il messaggio lanciato dall’assessore al diritto alla salute Enrico Rossi, che questa mattina è stato ascoltato dalla I e dalla IV commissione in seduta congiunta. La I e la IV Commissione, presiedute rispettivamente da Varis Rossi e da Federico Gelli, hanno infatti dato il via a un’indagine conoscitiva su “le realtà inerenti il fenomeno dell’Aids” che porterà nelle prossime settimane a tenere audizioni con rappresentanti istituzionali, esperti, associazioni, scuole e università.

L’assessore Rossi ha spiegato che negli ultimi anni il fenomeno tende a “spalmarsi” con maggiore uniformità su tutto il territorio toscano. Dopo il picco massimo di mortalità registrato a metà degli anni Novanta si è assistito a un’inversione di tendenza, grazie anche all’introduzione di nuovi protocolli terapeutici capaci di allungare il periodo di incubazione tra infezione Hiv e Aids conclamata. A essere colpiti soprattutto i giovani: su 1837 morti per Aids in Toscana nel periodo 1987-2000 ben 1441 (78%) erano compresi nella fascia di età 25-44 anni. Nel 2003 i nuovi casi sono stati 86, contro i 112 del 2002 di cui 25 a Firenze, 3 a Massa Carrara, 5 a Lucca, 6 a Pistoia, 21 a Livorno, 8 a Pisa, 5 ad Arezzo, 4 a Siena, 4 a Grosseto e 5 a Prato. Il tasso di incidenza (il numero dei nuovi casi per 100 mila abitanti) va da un minimo di 2,1 a Lucca a un massimo di 6,8 a Livorno.

“E’ una malattia che continua a colpire e che riguarda tutti, anche le categorie considerate meno a rischio – ha spiegato Rossi -. Il 40 per cento dei casi è di eterosessuali. Per questo riteniamo importante intensificare le attività di prevenzione, rivolgendosi alle scuole, alle associazioni giovanili e di identità sessuale, al mondo del lavoro, agli immigrati, alle prostitute. Esistono ancora remore che impediscono di dispiegare pienamente l’opera di prevenzione e che devono essere superate”. La Regione Toscana interverrà anche, ha sottolineato Rossi, per fare sì che si arrivi a tenere non solo il registro dei malati di Aids, ma anche quello dei sieropositivi: solo così sarà possibile valutare il fenomeno nella sua interezza.

La Toscana ha comunque usato tutte le possibilità di investimento che sono state messe a disposizione per combattere l’Aids, spendendo complessivamente circa 69 milioni di euro. Esistono 12 reparti infettivi negli ospedali toscani, e quello pediatrico al Meyer sarà attivato nella nuova sede nel 2005. Recentemente sono stati stanziati 2 milioni di euro per migliorare il livello di assistenza domiciliare. In Toscana i farmaci vengono passati gratuitamente, anche nelle carceri, ed esistono 11 case alloggio convenzionate con le Asl.

L’importanza della prevenzione è stata sottolineata anche dal presidente della I Commissione Varis Rossi. “Abbiamo fatto molto, ma i dati ci impongono una riflessione – ha detto il presidente -. Serve più educazione preventiva, con tutto quello che essa comporta”. Il presidente della IV Commissione Federico Gelli ha spiegato che l’indagine conoscitiva inaugurata stamani è un modo “per raccogliere informazioni ed avere un quadro aggiornato, in modo da riuscire a elaborare una proposta operativa che permetta di orientare meglio gli interventi nella lotta all’Aids”. (cs-cem)