Toscana

TERRA SANTA: CARD. TAURAN, «GERUSALEMME NON DEVE DIVENTARE UN MUSEO DI PIETRE. SERVE UNO STATUTO INTERNAZIONALE»

“Sono pochi i casi nella storia del diritto internazionale in cui la religione e la politica sono così strettamente intessute come il caso di Gerusalemme”. Lo ha affermato ieri 12 settembre, al convegno sul tema “Dove dimora il tuo nome, Gerusalemme? Conflitti, dolore, riconoscimento in nome della religione”, promosso da “Il Regno”, a Camaldoli, il card. Jean-Louis Tauran, per tredici anni ‘ministro degli Esteri’ ed oggi archivista e bibliotecario della Santa Sede. “I Papi sono stati consapevoli – ha detto – che Gerusalemme offre un’immagine di tre mondi e che nessuna delle tre religioni monoteistiche deve vantare una piena egemonia sulla città”. A giudizio del porporato, è indispensabile “evitare che questa città diventi un museo di pietre e di santuari per la visita dei pellegrini. Per le Chiese cristiane, in particolare, è preoccupante il fenomeno dell’emigrazione dei cristiani. Per noi i santuari sono e debbono essere immersi in comunità viventi, con le proprie scuole, ospedali, attività di artigianato”.

“Secondo Giovanni Paolo II – ha detto il card. Tauran – Gerusalemme, con le sue varie comunità, dovrebbe divenire il fulcro di una possibile soluzione della controversia israelo-palestinese ed elemento di unione e di pacificazione tra arabi e israeliani, tra ebrei, cristiani e musulmani. Non ci può essere pace in Medio Oriente senza una soluzione equa al problema particolare di Gerusalemme”.

Per Gerusalemme la Santa Sede invoca “l’elaborazione di uno statuto giuridico che permetta di conservare intatti i Luoghi santi e garanzie giuridiche, di carattere internazionale, alle comunità religiose circa la loro esistenza, oggi e domani. Tutta la comunità internazionale deve essere impegnata nella salvaguardia della città per esprimere il senso universale di Gerusalemme”. “È ovvio – ha concluso – che la Santa Sede non propone soluzioni tecniche e lascia ai giuristi l’elaborazione di tale statuto”. Sir