Toscana

IRAQ, E’ GUERRA DA NORD A SUD, RESTA IL BUIO SUL DESTINO DELLE DUE ITALIANE RAPITE

Una domenica quella appena trascorsa in Iraq, dove bombardamenti, combattimenti, imboscate e attacchi si sono susseguiti senza sosta da nord a sud del Paese, interessando almeno sette città irachene – Baghdad, Ramadi, Hilla, Mossul, Balab, Samarra, Amariya – mentre il destino delle due cooperanti italiane rapite la scorsa settimana, Simona Torretta e Simona Pari, resta sempre incerto. Vere e proprie battaglie si sono svolte ieri per le strade di Baghdad e di Ramadi. Nella capitale, soldati americani e miliziani hanno combattuto per tre ore nel centro della città. Durante gli scontri, l’esplosione di un’autobomba in via Haifa ha investito in pieno un carro armato delle forze americane che ha subito preso fuoco; un gran numero di persone si è raccolto intorno al blindato, lanciando sassi contro il mezzo in fiamme e inscenando una manifestazione di protesta e in parte di gioia per la distruzione del veicolo bellico nemico. Sono allora comparsi alcuni elicotteri da combattimento statunitensi che hanno lanciato razzi e mitragliato la folla Complessivamente, secondo fonti giornalistiche internazionali, i morti della battaglia di via Haifa sarebbero stati 13, compresi due bambini. Tra le vittime anche un giornalista della tv Al Arabiya, il palestinese Mazen al-Tomaisi, ferito mortalmente mentre filmava i combattimenti.

Mentre a Baghdad si combatteva, ad Amariya un’automobile imbottita di esplosivo è scoppiata uccidendo un alto ufficiale di polizia, un agente e un bambino. Negli stessi minuti un’altra auto-bomba è esplosa davanti al carcere di Abu Ghraib, quello delle torture. Anche Ramadi è stata ieri teatro di violenti scontri tra la rivolta irachena e le forze di occupazione. Soldati americani e miliziani si sono affrontati in una vera e propria battaglia, cominciata quando ancora non era l’alba. Ad innescare lo scontro alcuni colpi di mortaio che avrebbero colpito le postazioni della coalizione. I soldati statunitensi sono scesi nelle strade del centro della città ed è cominciata un’intensa sparatoria che ha lasciato a terra circa venti persone.

A Hilla, invece, un’imboscata tesa da un gruppo di guerriglieri ha causato la morte di tre soldati polacchi e il ferimento di altri tre. La squadra stava lavorando al disinnesco di un ordigno esplosivo. A poca distanza dal luogo dell’attacco ai soldati europei, i guerriglieri hanno attuato un’altra imboscata costata la vita a tre componenti di una pattuglia della Guardia nazionale irachena.

A Mossul, nel nord del Paese, una pattuglia di poliziotti che stava attraversando la città a bordo di un veicolo, è caduta sotto il fuoco incrociato dei guerriglieri. Quattro agenti sono morti e altri tre feriti. Poco dopo in un altro attacco un agente e’ stato ucciso e sette altre persone sono rimaste ferite. Secondo le stime diffuse dalle principale agenzie di stampa internazionali ieri in Iraq sono morte oltre 40 persone, mentre i feriti sarebbero decine. Nel diffondere lo stesso bilancio, la televisione satellitare del Qatar ‘Al Jazeera’ sottolinea che tra le vittime degli scontri numerosi sono i civili, inclusi donne e bambini, rimasti coinvolti nelle sparatorie esplose per le strade di Ramadi e Baghdad.

Intanto cresce l’angoscia riguardo per il destino delle due cooperanti italiane di ‘Un ponte per…’ rapite nei giorni scorsi a Baghdad. Su un sito Internet – uno dei tanti che spuntano e scompaiono in questi giorni – è apparsa una rivendicazione che, seppur priva di ulteriori riscontri, sembra ottenere più credito delle precedenti. In dieci righe un gruppo che si firma ‘Jihad islamica’ lancia un ultimatum al governo italiano (con scadenza alle 10:29 ora italiana) chiedendo il ritiro del contingente di stanza a Nassirya, pena la morte delle due giovani. A notte, si è appreso di un messaggio della ‘Jihad palestinese’, firmato da Khaled al Batsh e condiviso da tutti i dirigenti palestinesi – compresi quelli dell’Olp, l’organizzazione per la liberazione della Palestina presieduta da Yasser Arafat – che in un comunicato diffuso dall’agenzia di notizie ‘Wafa’ affermano la necessita’ di liberare “tutti i civili sequestrati in Iraq”. Khaled al Batsh ha in particolare affermato che il sequestro delle due operatrici umanitarie italiane “non può aiutare il popolo iracheno” ed ha chiesto alla ‘Jihad islamica in Iraq’ di liberare “anche tutti gli altri ostaggi occidentali e arabi”; all’Italia, nello stesso messaggio, si chiede di “ritirare le sue truppe dall’Iraq”.Misna