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DARFUR, ANNAN: GOVERNO SUDAN NON RISPETTA IMPEGNI. SITUAZIONE ANCORA GRAVE

Nonostante “qualche progresso”, la situazione in Darfur non è migliorata e il governo del Sudan non ha “pienamente” mantenuto alcuni degli impegni presi con la comunità internazionale: con queste parole Kofi Annan, segretario generale dell’Onu, parlando di fronte al Consiglio di Sicurezza ha fatto il punto sul Darfur, la regione occidentale sudanese teatro da oltre un anno e mezzo di scontri e violenze capaci di generare la “più grave crisi umanitaria del pianeta”, come l’ha definita l’Onu. Nel suo resoconto Annan ha chiesto al Consiglio il dispiegamento, “il prima possibile”, di una vasta forza di pace, ma anche una maggiore “presenza internazionale”. Annan non ha, invece, toccato il tema di possibili sanzioni economiche contro il governo di Khartoum. In base alla risoluzione votata il mese scorso, l’Onu aveva dato 30 gironi di tempo al governo sudanese per mostrare la propria volontà di risolvere la crisi sudanese, in caso contrario il testo ventilava la possibilità di non meglio precisate “misure”. Tra le richieste dell’Onu spiccava quella di disarmare le milizie di predoni arabi (noti col nome di Janjaweed) ritenute le principali responsabili delle violenze e considerate da alcuni molto vicine a Khartoum, accusata di appoggiarli e finanziarli. Il resoconto di Annan è stato definito “corretto e bilanciato” dal rappresentante sudanese all’Onu, l’ambasciatore Elfatih Erwa.

Intanto ad Abuja, in Nigeria, sono entrati nel loro ottavo giorno i colloqui di pace organizzati dall’Unione Africa tra il governo sudanese e i due movimenti combattenti (Sla-m e Jem) che nel febbraio del 2003 si sollevarono in armi contro Khartoum accusata di trascurare la regione occidentale al confine col Ciad (perché abitata prevalentemente da neri) e di finanziare i Janjaweed. I negoziati stanno procedendo a rilento e per ora sembrano aver concluso molto poco, anche se oggi l’inviato dell’agenzia cinese ‘Xinhua’ nella sua corrispondenza dalla capitale nigeriana riferisce di “progressi”. Secondo Xinhua, governo e ribelli avrebbero raggiunto un “accordo sul protocollo che regola le questioni umanitarie”, ha detto Ahmed Mohammed Tugod. La questione di garantire maggiore libertà di movimento e d’azione agli operatori umanitari che operano in Darfur è uno dei principali punti dell’agenda dei colloqui presentata dall’Ua. Secondo le stime dell’Onu gli scontri e le violenze del Darfur avrebbero causato oltre 1 milione di sfollati interni, 200.000 profughi in Ciad e alcune migliaia di vittime: non più di 5.000 secondo il governo sudanese, tra le 30.000 e le 50.000 secondo l’Onu.Misna