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PALESTINA, ANCORA CAOS A GAZA, PROTESTA CONTRO ARAFAT MENTRE SHARON CERCA ALLEATI

Scontri tra miliziani e forze di sicurezza palestinesi a Rafah, assalti alle strutture dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) a Gaza, manifestazioni di massa contro il presidente Yasser Arafat per chiedere riforme, stallo politico per le dimissioni riconfermate del primo ministro Abu Ala (Ahmed Qureya) e respinte dallo stesso Arafat: è il quadro confuso e caotico di quello che sta accadendo tra la Striscia di Gaza e Ramallah. Anche nella giornata di ieri è proseguito il durissimo scontro a distanza tra il governo ‘centrale’ dell’Anp e l’enclave palestinese per il controllo dei servizi di sicurezza e di intelligence: l’episodio più drammatico è avvenuto nel tardo pomeriggio a Rafah, non lontano dal confine con l’Egitto, dove oltre un centinaio di miliziani delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa hanno ingaggiato una violenta sparatoria contro agenti fedeli a Moussa Arafat, il cugino dell’anziano leader, nominato sabato nuovo comandante della sicurezza a Gaza dopo i sequestri-lampo del giorno prima. Secondo fonti ospedaliere, almeno dodici persone – tra cui alcuni civili – sarebbero rimaste ferite, tre di loro verserebbero in gravi condizioni. “Arafat, vogliamo le riforme promesse” era uno degli slogan gridati da uomini che – in un’ostentata prova di forza – hanno sfilato mascherati e armati per le vie di Khan Younis, nel nord della Striscia di Gaza. Nel campo profughi di Nusseirat, nel centro della città di Gaza, campeggiavano scritte quali “La corruzione è come un cancro”, in una manifestazione che chiedeva allo stesso Arafat di licenziare il neo-nominato cugino, considerato a Gaza una persona particolarmente corrotta. Poche ore prima, uomini armati avevano assaltato la sede delle forze di sicurezza a Khan Younis, già controllata dagli uomini del nuovo comandante, che in una conferenza stampa ha fatto sapere di non aver alcuna intenzione di dimettersi. Chi invece sembra intenzionato a rimettere il proprio mandato è il capo del governo di Ramallah, Abu Ala (Ahmed Qureya), a dimostrazione del fatto che la crisi non investe solo la Striscia di Gaza – dove oltre 1.300.000 palestinesi vivono in condizioni di estrema precarietà, con una delle più alte densità demografiche del pianeta – ma anche la leadership palestinese. Ieri è continuato il braccio di ferro politico tra Arafat e il premier, che ha riconfermato la decisione, già presa sabato, di rinunciare alla guida del governo; la dinamica ricorda l’uscita di scena del suo predecessore Abu Mazen (Mahmud Abbas), che a settembre dell’anno scorso si dimise per contrasti con il presidente dell’Anp, deciso a gestire in prima persona il budget e gli apparti di intelligence e sicurezza.

Nella sua lettera, Abu Ala parla di “caos senza precedenti”, a causa di quanto accaduto nelle ultime 48 ore a Gaza, con il rapimento e il successivo rilascio – sabato scorso – del capo della sicurezza locale e di quattro operatori umanitari francesi. I disordini palestinesi avvengono nelle stesse ore in cui iniziano le consultazioni tra i partiti israeliani per la creazione di un governo di unità nazionale, che venga in soccorso all’esecutivo di Ariel Sharon, rimasto privo di maggioranza nella Knesset, il Parlamento di Gerusalemme. Ieri mattina c’era stato un colloquio riservato tra il primo ministro israeliano e il leader laburista Shimon Peres, che non sembra abbia ridotto le distanze tra i due. In serata, la televisione pubblica ha riferito di un incontro di circa un’ora tra rappresentanti del Likud (il partito nazionalista di destra di Sharon) e i laburisti, dedicato soprattutto agli aspetti procedurali del negoziato. Per il momento, la trattativa non sembrerebbe riguardare la suddivisione di incarichi ministeriali; l’agenda degli incontri prevede un paio di riunioni nella prossima settimana. Misna