Toscana

SANTA SEDE-ISRAELE: RIPRESI I NEGOZIATI SU ATTUAZIONE ACCORDO FONDAMENTALE

“Lo statuto fiscale della Chiesa, la restituzione di alcune proprietà ecclesiastiche ed il riconoscimento del sostegno finanziario dello Stato a favore delle opere educative e sociali della Chiesa in favore della popolazione”. Sono questi i principali punti all’ordine del giorno dei negoziati ripresi oggi a Gerusalemme tra Santa Sede e Stato di Israele sull’attuazione dell’Accordo fondamentale siglato dalle due parti 10 anni fa.

A riferirlo al Sir è il portavoce della Custodia francescana, padre David Jaeger, che ricorda come “le trattative furono interrotte dalla delegazione israeliana che si ritirò dai negoziati il 28 agosto 2003”. “Lo scorso mese di maggio – aggiunge il portavoce – il Governo israeliano si è detto pronto a ritornare. Quella di oggi è stata la prima riunione concordata dopo il ritorno di Israele ai negoziati”.

“I punti all’ordine del giorno di questi negoziati – dichiara – sono quelli conosciuti dal 1999: lo statuto fiscale della Chiesa, in particolare il riconoscimento ed il consolidamento delle esenzioni fiscali garantite alla Chiesa nei secoli dagli Stati precedenti nella zona per mezzo di trattati, consuetudini e risoluzioni Onu. Occorre che queste esenzioni siano ri-promulgate. Altro ambito di negoziato è quello legato al desiderio della Chiesa di vedersi restituite alcune proprietà ecclesiastiche perse attraverso i secoli ed anche negli ultimi tempi. Infine il riconoscimento del sostegno finanziario dello Stato a favore delle opere educative e sociali della Chiesa in favore della popolazione”. A riguardo padre Jaeger ha voluto precisare che “non si tratta di parità scolastica, così come si potrebbe intendere in Italia”. “In Israele, infatti, non esiste la scuola pubblica religiosamente neutrale, ma scuole mantenute dallo Stato per ebrei, per arabi musulmani. La Chiesa deve mantenere le scuole cristiane. La giustizia richiede che lo Stato partecipi anche al finanziamento delle scuole cristiane così come delle altre. E’ una questione di uguaglianza di trattamento”.

Sull’esito dei negoziati il portavoce non si sbilancia ed afferma: “posso solo formulare un principio generale: quando si negozia con uno Stato la delegazione che lo rappresenta deve avere i poteri sufficienti per negoziare altrimenti non si arriva al dunque”. Sir