Non aspettare di essere privato della libertà d’informazione per difenderla. È l’appello di Reporter senza frontiere dopo il rapimento di cinque giornalisti in Iraq nei giorni scorsi. Un francese, Alexander Jordanov, dell’agenzia Capa, sequestrato l’11 aprile a Latifiya a sud di Bagdad; un fotografo indipendente giapponese, Soichiro Koriyama, rapito l’8 aprile tra Ammam e la capitale irachena; tre giornalisti cechi scomparsi a Taji, a nord di Bagdad l’11 aprile: Michal Kubal, l’operatore Petr Klima e l’inviato speciale della radio pubblica Cro, Vit Pohanka. Questo sequestro dichiara l’organizzazione per la difesa della libertà di stampa – ha degli effetti drammatici sulla libertà di stampa e rende estremamente pericolose le condizioni di lavoro. I reporter sono infatti costretti a limitare i movimenti e a preoccuparsi in primis della loro sicurezza. Una situazione paragonabile a quella di Beyruth nei peggiori momenti della guerra in Libano. Reporter senza frontiere richiede il rilascio immediato degli ostaggi e la mobilitazione delle forze presenti nel paese, affinché la liberazione possa essere il più possibile rapida e con le minori conseguenze. Dopo la morte di otto professionisti dei media uccisi dal 1° gennaio 2004, l’Iraq può essere considerato uno dei paesi più pericolosi del mondo per i giornalisti. L’organizzazione ricorda inoltre che i rappresentanti dei mezzi di comunicazione in missione professionale pericolosa in zone di conflitto sono da considerarsi come persone civili e devono essere protetti’ come stipula la convenzione di Ginevra.Sir