Toscana

IRAQ, DECINE DI MORTI A FALLUJA SOTTO ASSEDIO

Da ormai quasi 72 ore Falluja, città ad ovest di Baghdad, centro del cosiddetto ‘triangolo sunnita’, è sotto il fuoco dell’esercito statunitense. Nonostante l’uso di missili, documentato in diretta dall’inviato (con giubbotto antiproiettili) dell’emittente araba via satellite ‘Al Jazeera’, Ahmad Mansur, intensi sarebbero anche gli scambi di colpi d’arma leggera. Nel suo ultimo servizio, il giornalista ha riferito che, secondo fonti mediche, nelle ultime 24 ore i morti tra la popolazione irachena sarebbero almeno 52, oltre a un centinaio di feriti; le vittime sarebbero non meno di 91, se il conteggio viene fatto partire da domenica.

A questo computo sarà forse necessario aggiungere le 40 vittime che sarebbero state provocate – secondo fonti delle forze armate statunitensi – dal bombardamento di una moschea ad opera dei marines, nella quale si era rifugiato un gruppo di combattenti sunniti iracheni. Nella città, sconvolta dai combattimenti, l’intera popolazione è a rischio.

Tra i ricoverati negli ospedali figurano anche molti bambini mentre, secondo l’inviato di ‘Al Jazeera’, comincerebbero anche a scarseggiare cibo, acqua e ogni genere di prima necessità. L’attacco statunitense contro Falluja è scattato all’indomani dell’uccisione e della successiva macabra e selvaggia brutalizzazione – documentata da un operatore internazionale – di quattro cittadini Usa appartenenti a forze di difesa private.

L’assedio che si protrae, ormai, da quasi tre giorni ha indotto per protesta il Comitato degli ulema sunniti a sospendere ogni contatto con le Nazioni Unite fino a quando l’Onu non avrà formalmente condannato l’operazione Usa in corso sia a Falluja che in altre città. “Sospendiamo ogni contatto e ogni incontro con le Nazioni Unite fino a che non avranno condannato chiaramente le operazioni militari contro il popolo iracheno in molte città” del Paese, ha detto il segretario generale del Comitato, Hareth al-Dari, durante una conferenza stampa. La gravità della situazione a Falluja, a Baghdad e in tutto l’Iraq centrale (ma anche a Kirkuk, nel nord, dove sono stati uccisi almeno 8 iracheni) è al momento al vaglio del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, riunito in video-conferenza con il capo dell’Autorità civile provvisoria americana in Iraq, Paul Bremer, e con il comandante della campagna ‘Libertà per l’Iraq’, il generale John Abizaid. Il presidente Usa, George W. Bush, è invece in collegamento dal suo ranch di Crawford, in Texas, dove sta trascorrendo un periodo di riposo. Mentre gli Stati Uniti devono ammettere la perdita di almeno altri due soldati di Baghdad (dove – esattamente a Baquba, a nord della capitale – un elicottero statunitense è stato abbattuto, senza però provocare vittime), per la coalizione guidata dagli Usa giunge una nuova, possibile ‘doccia fredda’ dall’annuncio fatto da un portavoce del leader religioso sciita integralista Moqtada Sadr, secondo cui i ribelli iracheni avrebbero catturato un numero imprecisato di militari stranieri, dei quali non è dato sapere la nazionalità.

Intanto, “su richiesta degli Usa e per salvaguardare la vita dei militari, il comandante del contingente ucraino ha deciso di evacuare dalla città di Kut il personale dell’amministrazione civile e i militari” del Paese europeo orientale. Lo comunica il governo ucraino con una nota, nella quale precisa che “l’operazione è cominciata all’alba, sotto la scorta di elicotteri da combattimento”, in seguito ai gravi scontri durati 24 ore che hanno provocato la morte di decine di locali e di almeno un militare inviato da Kiev. Nonostante la recrudescenza della guerra e la delicatezza del momento, il nuovo governo della Georgia, all’evidente ricerca di considerazione internazionale, ha deciso di inviare in Iraq un contingente di 159 soldati del 16esimo battaglione della Guardia nazionale, dopo aver fatto loro svolgere un periodo d’addestramento di tre mesi sotto la guida di istruttori statunitensi. La drammatica escalation di violenza degli ultimi giorni ha, infine, spinto la Lega Araba a chiedere all’Onu di “intervenire immediatamente in Iraq per salvare la situazione sul piano umanitario”. Nel documento, la Lega Araba torna a sostenere che il Paese “ha bisogno di una soluzione radicale che possa far recuperare la sovranità, mettere fine all’occupazione straniera e permettere all’Onu di avere un ruolo principale nell’amministrazione dell’Iraq”.Misna