Toscana
SCIOPERO GENERALE DEL 26 MARZO, 100 MILA IN PIAZZA IN TOSCANA
Almeno 100 mila persone in 15 piazze toscane per «costruire il futuro», reagendo alla crisi che colpisce la nostra regione non meno che il resto d’Italia. E’ l’obiettivo di partecipazione che si sono date Cgil, Cisl e Uil della Toscana, che stamani a Firenze hanno presentato le modalità toscane dello sciopero generale nazionale di venerdi prossimo, 26 marzo. A presentare le iniziative i segretari generali della Toscana di Cgil e Cisl, Luciano Silvestri e Gianni Salvadori ed Ernesto D’Anna, della segreteria regionale Uil. A livello nazionale lo sciopero è di 4 ore, ma molte categorie incroceranno le braccia per l’intera giornata.
Questo sciopero hanno detto i tre segretari – vuole puntare l’attenzione sullo sviluppo. I dati nazionali sono di una gravità inaudita, ma anche la Toscana marcia male. Ci sono numerose situazioni di crisi aziendali e di interi comparti e distretti, come il tessile e il settore moda a Prato e l’orafo-argentiero ad Arezzo. I sindacati si sono detti preoccupati per la situazione della Toscana dove, hanno ricordato, nel 2003 la produzione industriale è calata del 4,1%, l’export del 7,1% contro il 4% nazionale, i consumi sono cresciuti dell’1% contro il +1,8% nazionale. L’unico dato che tiene è l’occupazione, ma solo grazie alla crescita del terziario che compensa il calo del manifatturiero: si tratta quindi di occupazione meno stabile e più precaria.
Per questo ha detto il segretario della Cisl, Gianni Salvadori – auspichiamo che venga firmato prestissimo il Patto per lo sviluppo e la buona occupazione’ su cui lavoriamo da tempo e per il quale abbiamo trovato la disponibilità della giunta e delle controparti. Quella disponibilità che non arriva invece dal governo, che pensa ad affrontare solo i temi personali del Presidente del Consiglio, come la legge Gasparri’ sulle tv o i decreti salvacalcio’, che sono scandalosi, e ci porta così su piste che non producono benefici per il Paese.
Il segretario della Cgil, Luciano Silvestri, ha sottolineato come aver riannodato i fili di un rapporto unitario tra i sindacati rappresenta di per sé un fatto politico di grande rilievo: lo mettiamo a disposizione del Paese che rischia un declino pesante. La crisi ha colpito anche altri paesi, che hanno mantenuto però le loro fette di mercato, mentre l’Italia, e la Toscana ancora di più, le hanno perse. Ma la nostra iniziativa non si concluderà il 26, ha detto Silvestri, ricordando la manifestazione nazionale dei sindacati pensionati a Roma sabato 3 aprile e preannunciando un attivo unitario regionale di quadri e delegati per il prossimo 22 aprile.
L’Italia, e la Toscana non ha fatto eccezione, ha pensato di affrontare la crisi con una concorrenza di basso profilo, comprimendo salari e diritti ha detto Ernesto D’Anna, della segreteria Uil. Ma se la concorrenza avviene sul piano dei costi e non della qualità anche le realtà di eccellenza del nostro sistema produttivo, come Gucci o Prada, non hanno ragione di restare in Toscana, possono andare a produrre dove il lavoro costa meno.