Toscana

AMBIENTE, 136 MILIONI DI EURO PER IL NUOVO PIANO

Tutela delle risorse idriche, riduzione dei gas serra e dei consumi energetici, conservazione delle biodiversità, prevenzione del rischio idrogeologico e dell’erosione costiera, riduzione dell’inquinamento: serviranno a questo i 136 milioni di euro stanziati con il piano regionale di azione ambientale 2004-2006, il più importante atto di programmazione della Regione in materia di ambiente, approvato dal Consiglio toscano nel tardo pomeriggio di ieri. Hanno votato a favore i gruppi della maggioranza, contro i gruppi di centro-destra, mentre Rifondazione comunista si è astenuta. “E’ un piano – ha spiegato in aula Sirio Bussolotti (Ds), presidente della commissione Territorio e ambiente – che per la prima volta fa dell’integrazione fra le diverse politiche settoriali la parola d’ordine fondamentale per affrontare i problemi ambientali; non più tanti piccoli documenti che non si parlano tra loro, quindi, ma una strategia unitaria ed integrata anche con le politiche di tipo sociale ed economico”. Le critiche del centro-destra si sono concentrate sull’esiguità delle risorse e sulla necessità di impegnarsi di più contro l’inquinamento atmosferico. La maggior parte dei fondi stanziati, 90 milioni, andranno agli interventi per la tutela delle risorse idriche. Gli altri soldi serviranno per lo sviluppo dei quadri conoscitivi (11,7 milioni), la promozione dell’ecoefficienza (22,7 milioni), le azioni per l’educazione, la ricerca e l’informazione (8,2 milioni), gli interventi nelle zone critiche (3,5 milioni).

Ma qual è la situazione attuale dell’ambiente in Toscana? Il piano non nasconde i problemi. Negli ultimi anni i consumi energetici e la produzione di rifiuti sono cresciuti, e l’”impronta ecologica” della Toscana, indice del consumo delle risorse ambientali, è pari a 4 ettari pro capite, quasi il doppio rispetto alla media mondiale (2,3), anche se ben al di sotto di quella di Paesi come gli Stati Uniti, che sfiorano i 10 ettari. Il piano individua in particolare 23 zone critiche nelle quali concentrare gli sforzi, tra cui l’area fiorentina, i distretti conciario, tessile e cartario, il Lago di Massaciuccoli, le zone interessate dai grandi cantieri, le aree di Piombino, Livorno, Scarlino, l’Amiata, le colline metallifere. Dopo il passaggio in commissione il testo è stato integrato con alcuni emendamenti e con la previsione di un monitoraggio che la Giunta regionale trasmetterà al Consiglio con scadenza annuale.

“Solo 18 dei 136 milioni saranno spesi nel 2004, il 60% delle risorse sono per il 2006: questo la dice lunga sull’effettiva volontà d cambiamento; è un piano pomposo nelle forme ma povero nei contenuti”. Questo il primo commento del centro-destra, espresso da Maurizio Dinelli (FI), che ha ripreso in mano il programma di tutela ambientale precedente sottolineando lo scostamento che c’è stato dagli obiettivi iniziali, in particolare sulla lotta all’erosione costiera. Al piano 2004-2006, infatti, su sollecito dei gruppi di centro-destra fatto proprio dalla commissione, è stato associato il monitoraggio del piano 2002-2003. Anche Franco Banchi (Udc, vicepresidente della commissione) ha insistito su questo punto e sulle “forti lacune” che la Toscana eredita da anni, con 400 siti inquinati ancora da bonificare. Per Banchi, specie su alcuni aspetti come l’inquinamento delle città, l’inquinamento acustico, i rifiuti, la rete idrica, le risorse sono ancora troppo poche. Anche Paolo Marcheschi (FI) ha espresso forti perplessità sulle scelte di fondo e sugli stanziamenti che riguardano acqua, energia, polveri fini, sulla prevenzione dell’inquinamento che viene dai sistemi di riscaldamento e sulle politiche che riguardano i rifiuti speciali, da lui definite “un fallimento totale”.

Achille Totaro (An), invece, ha puntato l’indice contro la gestione regionale dell’ambiente nel suo complesso, sostenendo che la maggioranza non ha mai saputo incidere sui problemi e “non sa fare i conti con l’ecosistema se non blindando il territorio e sottraendolo all’uso della popolazione”.

A difesa del piano sono intervenuti Erasmo D’Angelis (Margherita) e Fabio Roggiolani (Verdi). Per D’Angelis rimangono alcuni problemi, ad esempio sui rifiuti, l’energia, gli acquedotti, ma complessivamente il piano è serio e ben strutturato, e muove risorse importanti attorno ad alcune parole chiave: la vivibilità, la sostenibilità, l’ecoefficienza, la responsabilità. Per Roggiolani, anche se le risorse “restano una goccia nel mare” il piano ha il grande merito di aver fatto partire una discussione generale anche con le comunità locali; Roggiolani si è appellato alle forze di minoranza perché “l’inquinamento e l’emergenza climatica ci impongono di fare tutti un passo in avanti: la sfida va affrontata con unità e senso di responsabilità”. Giovanni Barbagli, di Rifondazione, ha detto di apprezzare alcuni aspetti del piano ma ha chiesto che sull’ambiente si concentrino anche risorse economiche degli altri assessorati, per attuare nel concreto quell’esigenza di integrazione che è alla base della programmazione. Il dibattito è stato chiuso dall’assessore all’ambiente, Tommaso Franci, che ha ricordato i due cardini del piano: le azioni nelle zone critiche, ampiamente concertate con i soggetti pubblici ma anche con gli attori economici e sociali del territorio, e il concetto di ecoefficienza, che significa “passare da un approccio settorializzato e da interventi di riparazione ex-post a un approccio integrato e preventivo, intervenendo a monte dei processi produttivi e di consumo”. (cs-ab)