Toscana

ANGOLA, INCIDENTE A CHIULO: MUORE UNA VOLONTARIA ITALIANA, GRAVEMENTE FERITA UN’ALTRA

Marisa Ferrari, volontaria italiana inviata dal Cuamm-Medici con l’Africa in Angola, è morta ieri mattina in un incidente stradale in cui è stata coinvolta con una sua collega, Marina Trivelli, rimasta gravemente ferita: lo riferisce in una nota la stessa Cuamm, organizzazione non governativa padovana che da oltre 50 anni opera in Africa. Marisa Ferrari, 49 anni, originaria di Valstagna (Vicenza), infermiera con una lunga e consolidata esperienza nel continente, e Marina Trivelli, 35 anni, medico chirurgo di Carrara (Massa Carrara), in Angola da due anni, erano a bordo della loro auto provenienti da Chiulo, nella provincia del Cunene – nell’estremo sud del Paese – dirette a Sangongo, ad appena 30 chilometri di distanza. Il fango e la strada dissestata hanno provocato il ribaltamento della vettura: Marisa Ferrari è morta sul colpo mentre Marina Trivelli è rimasta gravemente ferita ed è ora ricoverata presso un ospedale nella vicina Namibia. La distanza dalla sede della diocesi di Ondjiva – 120 chilometri percorribili in auto in non meno di tre ore – ha ostacolato la segnalazione dell’incidente e i soccorsi.

Marina Trivelli, il medico chirurgo rimasto gravemente ferito, si è laureata in medicina e chirurgia all’Università di Pisa nel 1995 per poi specializzarsi in chirurgia generale all’Università di Parma nel 2001. Subito dopo, nel 2002, era partita con il Cuamm Medici con l’Africa per Chiulo, in Angola, alla sua prima esperienza.

Il Cuamm-Medici con l’Africa è in Angola dal 1997: nel Paese la pace è arrivata solo nel febbraio del 2002 dopo una lunga e devastante guerra, ma la situazione resta a tutt’oggi estremamente complessa: l’aspettativa di vita è di 47 anni; il tasso di mortalità infantile è di 125 morti per 1.000 nati vivi. “Decidere di andare a portare in questi luoghi sperduti la propria competenza professionale e il proprio servizio continua ad essere una scelta controcorrente, una testimonianza di dedizione e coraggio” sottolinea il Cuamm nel comunicato. “Tensioni che, senza enfasi, hanno sempre caratterizzato le vite di queste due donne, appassionate del loro lavoro vissuto come scelta di vita”. Così Marisa Ferrari si esprimeva in un’intervista alcuni anni fa: “Ogni tanto dico: ma che cosa ci sto a fare qui? ma poi penso: lo sai cosa ci stai a fare qui. Il mio lavoro è stare con la gente, cercare di fare qualcosa; in qualche modo, secondo me, queste popolazioni hanno una possibilità in più di farcela. Ti trovi un bambino di cinque anni che pesa tre chili. Non sai che fare: è la realtà che poi tu vorresti mostrare a chi è in Italia, ma che la gente ormai forse è stanca di vedere…non capisce più o si rassegna. Ma questa è la realtà, non ce n’è un’altra. Secondo me, ogni volta che muore un bambino c’è un buco nero nel nostro futuro e io non riesco ad accettare questa cosa. è stata dura all’inizio, perché non c’era la macchina, non c’era la radio, non c’era niente…Poi pensi: vado a fare quello che sono capace di fare e lo voglio fare, insieme con gli altri, per queste persone che non hanno molte possibilità. Devi accettare quello che arriva, devi a volte forse correre dei rischi, però insomma, dipende dalla determinazione di farlo. dal desiderio di farlo con un po’ di curiosità e con molta umiltà”. Marisa Ferrari ha accettato questo rischio, fino in fondo. La sua salma arriverà a Venezia già domani, secondo fonti diplomatiche.

Fonte: Misna