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IRAQ, PIÙ DI CENTO LE VITTIME DELL’ATTENTATO di AL QAIDA A NAJAF

Più di cento morti, almeno 107 secondo l’agenzia di stampa ‘Associated Press’, e centinaia di feriti: è questo il bilancio per ora ancora provvisorio dell’attentato che ieri ha sconvolto la città di Najaf, nell’Iraq centrale. Sarebbero quattro arabi, due sauditi e due iracheni, gli autori del gesto. Gli uomini sono stati arrestati e interrogati dalla polizia irachena, che avrebbe ottenuto una confessione completa. Gli attentatori sarebbero vicini al gruppo terroristico internazionale ‘al Qaida’.

Confermata la presenza, tra le vittime dell’autobomba esplosa fuori dalla moschea di Najaf, dell’ayatollah Mohamed Baqer al Hakim, eminente dignitario sciita ucciso mentre era raccolto in preghiera. La data dei funerali del leader religioso, fissati per martedì prossimo, potrebbe rappresentare il detonatore per nuove, gravi violenze. Secondo Amnesty International, “la recente ondata di violenze minaccia di evolversi in una guerra civile”. Questa mattina migliaia di sciiti si sono radunati nelle strade di Najaf per giurare “vendetta”. Tra i tanti, si sono alzati anche cori e minacce contro Israele, gli Stati Uniti e la presenza dei militari di Washington in Iraq. “Gli sciiti continueranno a battersi e a sacrificarsi finché isseremo la bandiera dell’Islam sulla Mesopotamia” ha minacciato Sayyed Amar Abdel Aziz al Hakim, nipote dell’ayatollah ucciso. Oggi, secondo l’emittente televisiva del Qatar ‘al Jazira’, la polizia irachena avrebbe trovato sempre a Najaf una nuova autobomba. L’ordigno, stando alla stessa fonte, è stato disinnescato dagli artificieri statunitensi chiamati sul posto. Anche a Bassora, infine, avrebbero sfilato almeno cinquemila sciiti, invocando la fine per Israele e la morte per i membri del partito Baath, l’ex movimento politico di Saddam Hussein considerato colpevole delle violenze che quotidianamente mietono vittime nel Paese mediorientale. (Misna)