Episodi come questo, già di per sé gravi, fanno temere un futuro ancora più violento e una vera e propria reazione a catena. È il commento rilasciato in queste ore alla MISNA da monsignor Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo della Chiesa Latina di Baghdad, a proposito dell’autobomba che ha causato ieri a Najaf (Iraq centrale) la morte di almeno 82 persone (tra cui il leader musulmano sciita Mohammad Baqr al-Hakim) e il ferimento di altre 230. Una strage di questo genere prosegue il presule, contattato telefonicamente nella capitale irachena dimostra che nel Paese le misure di sicurezza non sono garantite. C’è un vuoto politico e di sicurezza. La gente continua l’arcivescovo, di origine libanese vive nell’angoscia e teme per la propria vita. A Baghdad per il momento la situazione sembra sotto controllo: monsignor Sleiman riferisce che, a parte il grande caldo (durante il giorno si raggiungono fino a 45 gradi), non si sono verificati di recente episodi degni di particolare attenzione. Tuttavia la tensione è sempre nell’aria, perché le violenze potrebbero colpire chiunque e in qualunque momento. Non è detto che chi vince la guerra vinca anche la pace, è la frase di commiato dell’arcivescovo. Intanto da Bassora, nel sud dell’Iraq, è giunta notizia di un’altra esplosione, verificatasi ieri all’esterno del quartier generale delle forze britanniche. La deflagrazione ha danneggiato delle macchine parcheggiate, ma sembra che non vi siano vittime.Misna