Toscana

Riordino Province: il Consiglio regionale decide di non decidere

La Regione Toscana ha deciso di non decidere: invierà infatti al Governo due ipotesi di riforma delle Province riproponendo la decisione già adottata dal Consiglio delle autonomie (Cal) per non arrivare a divisioni interne al Pd. E’ quanto deciso oggi dal Consiglio regionale che, a maggioranza, ha approvato un’apposita risoluzione, presentata dal capogruppo Pd Vittorio Bugli, sulla quale il Partito democratico stesso si è però diviso. La prima ipotesi prevede l’istituzione della Città metropolitana di Firenze e di quattro province: Arezzo (se il Governo accetterà come valido il parametro della popolazione residente e non quella in base al censimento), Prato-Pistoia (in deroga alla legge nazionale), Siena-Grosseto, e un’area vasta della costa che comprenda Pisa-Livorno-Massa-Lucca. La seconda proposta, (redatta dall’Unione delle province), prevede invece la Città metropolitana più 5 province, e differisce dalla prima solo per quanto riguarda la ripartizione della costa che verrebbe suddivisa in due realtà: Pisa-Livorno e Massa-Lucca. Critiche alla proposta del Pd sono arrivate dal capogruppo Pdl Alberto Magnolfi secondo cui con la doppia ipotesi “si è deciso di non decidere” e ha definito “pilatesco l’atteggiamento della maggioranza”. Lo stesso Pdl aveva presentato un documento, respinto dall’Aula, che propendeva per la soluzione individuata dall’Upi di creare 5 Province più la città metropolitana. Il documento del Pdl è stato respinto (24 i voti a favore, altrettanti quelli contrari e 6 astensioni) ma ha comunque incassato il voto favorevole dalle forze di opposizione e anche di alcuni consiglieri del Pd tra cui Pier Paolo Tognocchi e Marco Remaschi. “In un quadro che tuttora resta molto confuso – ha commentato Tognocchi – , è passata, anche se con un’esigua maggioranza, una proposta con la quale alla fine si è deciso di non decidere, inoltrando quindi a Roma entrambe le proposte di riordino deliberate dal Consiglio delle Autonomie Locali: adesso siamo davvero nella mani del Governo nazionale”.