Italia
Salari reali, in Italia calati del 12% negli ultimi 15 anni. Rosas (Oil): “Creare occupazione di qualità che dia dignità”
Presentando i principali contenuti del Rapporto relativi al nostro Paese, Giulia De Lazzari, specialista sulle politiche salariali del Dipartimento dell’Oil sulle condizioni di lavoro e l’uguaglianza, ha posto l’attenzione sul fatto che
“l’Italia ha avuto la decrescita dei salari più evidente (-12%) e questo ha intaccato in modo importante la possibilità di spesa delle famiglie negli ultimi 15 anni”.
Inoltre, ha proseguito, “da fine 2021 l’inflazione ha avuto un forte impatto che si è sommato a quello della pandemia. I beni nel paniere sui cui si calcola l’inflazione aumentano a diverse velocità, l’incremento è trainato particolarmente dai prezzi di costi abitativi (con bollette elettriche e del gas), trasporti e beni alimentari. Sono i cosiddetti beni e servizi fondamentali, quelli irrinunciabili. L’effetto negativo per le famiglie con redditi medio-bassi è che non solo hanno un reddito disponibile inferiore ma tendono a consumare una proporzione relativamente più alta di questi beni essenziali”. La stima a livello globale è che le famiglie a basso reddito fanno fronte ad un’inflazione tra 1 e 4 punti percentuali in più di quella per le famiglie a più alto reddito. Sul fronte lavoro, De Lazzari ha poi osservato che
“nell’ultimo anno c’è stata un’inversione di tendenza, con la produttività che è aumentata mentre i salari sono diminuiti”.
Dal Rapporto viene confermato che durante la pandemia i bassi salari, quelli dei cosiddetti “working poor”, hanno sofferto di più: le donne sono state più colpite degli uomini e al Sud la percentuale di bassi salari è molto superiore rispetto alle altre aree del Paese. Inoltre, “per effetto della pandemia – ha spiegato – molte famiglie, specialmente quelle a basso reddito, hanno avuto una perdita di salario. Un fattore che non viene recuperato e che aumenta le disuguaglianze che già esistevano prima”. Un altro aspetto presentato è quello relativo al fatto che “nel secondo trimestre del 2020 c’è stata un’evidente riduzione del monte salati e le donne hanno perso di più rispetto agli uomini”. “Con una crisi come quella del Covid-19 che distrugge le posizioni lavorative più in basso nella scala della distribuzione salariale succede che i lavoratori che rimangono nella forza lavoro sono quelli con un salario più alto”. L’effetto paradossale è che il salario medio risulta superiore a quello della crisi; “ma non c’è un effettivo aumento salariale”, ha spiegato, rilevando che questo è valso soprattutto per le donne per le quali i dati parlano di un aumento medio di salario nominale migliore. “Questo – ha osservato – succede perché gli uomini sono più equamente distribuiti rispetto al salario mentre le donne tendono a concentrarsi su livelli molto alti o molto bassi”.
Rosalia Vazquez-Alvarez, una delle autrici del rapporto, ha rilevato come “si è verificato per via della pandemia un aumento del valore aggiunto per lavoratore, perché
la pandemia ha agito da selettore espellendo dal mercato le imprese e i lavoratori meno produttivi
e premiando le imprese più produttive. Quelle che sono uscite meglio dalla crisi e magari sono cresciute sono quelle che hanno già introdotto le misure relative alla digitalizzazione. È un effetto temporaneo sul valore aggiunto, nel medio-lungo periodo ci saranno poi gli aggiustamenti del mercato del lavoro”.
Di fronte a questo quadro, Gianni Rosas, direttore dell’Ufficio dell’Oil per l’Italia e San Marino, ha provato a delineare le “misure che possono essere prese per proteggere lavoratori, lavoratrici e le loro famiglie dalla situazione attuale di erosione salariale causata dall’inflazione”. Si tratta di intervenire “a supporto dei salari e del potere d’acquisto delle famiglie” ma anche per “sostenere gli investimenti delle imprese”. “Una riduzione degli investimenti – ha spiegato – bloccherebbe la crescista dell’occupazione. E l’Italia ha in generale bassi tassi di occupazione e, in particolare, molto bassi per l’occupazione femminile”. Rosas ha sottolineato “l’importanza di
creare occupazione di qualità, che dia dignità a lavoratrici e lavoratori.
Ciò che interessa è che “i minimi salari si posizionino al di sopra della soglia della povertà”. Per questo alla contrattazione collettiva si raccomanda di “far sì che tutti i minimi tabellari siano al di sopra della soglia della povertà”.