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Sbarchi immigrati, mons. Galantino: «Si fa presto a dire andiamo a bombardare i barconi»
In questa intervista video il Segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, prende le distanze da chi pensa di risolvere il dramma dell'esodo di immigrati dalle coste africane andando a bombardare.
«Le proposte sono da verificare. Si fa presto a dire andiamo a bombardare i barconi. Ma chi ci va? In nome di chi? Speriamo trovi maggiore attenzione la proposta di spingere a concepire il tema dell’immigrazione non come emergenza. Bisogna cambiare cultura sugli immigrati. Non sono un peso ma una risorsa da guardare con esigenze pratiche, concrete e cuore più aperto». «I campi profughi in Africa non devono essere brutta copia di quelli in Italia ma luoghi nei quali subito si incontra e ascolta la persona. Troppo spesso invece sono parcheggi abusivi che non possono essere soluzione».
Lo ha detto monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenendo ieri mattina a Roma all’evento nazionale organizzato dai 32 organismi, associazioni, movimenti e media cattolici italiani promotori della Campagna «Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro» (www.cibopertutti.it).
«Non ci vogliono slogan, anche provenienti da uomini di Chiesa, ma c’è necessità di fermarsi e guardare seriamente al problema. Non abbiamo a che fare con immigrati ma con volti, storie, speranze. Il cambio da Mare Nostrum a Triton ha significato, forse, solo un risparmo di soldi ma aumento di morti. Se Mare Nostrum è l’unica operazione per evitare morti, riprendiamola allargando responsabilità e titolarità. Bisogna superare l’accordo di Dublino che carica alla prima spiaggia, la responsabilità di chi sbarca. In Italia – ha aggiunto mons. Galantino – non è stata lasciata tutta la responsabilità a Lampedusa e così deve fare anche l’Europa. Come Chiesa italiana, cioè Caritas e Migrantes, stiamo monitorando e aumentando l’accoglienza. Bisogna però stare attenti. Finché non cominceremo a coniugare il verbo accogliere, saremo sempre tristemente perdenti. La Chiesa italiana agisce attraverso Caritas e Migrantes, e lo fa usando le risorse provenienti dall’8×1000 che le persone firmano. Quindi stiamo facendo tutti insieme questa operazione. Affrontare in modo intelligente i drammi, ci fa raggiungere obiettivi migliori ed evita di sperperare soldi e darli in mano a malavitosi. No a slogan e proposte a buon mercato ma mettersi assieme e ragionare con più intelligenza. Non dobbiamo lasciare tutto a chi specula sui problemi».