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Cristiani perseguitati: appello mons. Auza all’Onu, agire «prima che sia troppo tardi»

Vibrante appello di monsignor Bernardito Auza, osservatore permanente vaticano all’Onu, ieri durante un’importante conferenza che si è tenuta al Palazzo di Vetro di New York.

«I cristiani perseguitati in tutto il mondo contano su di noi e chiedono sempre maggiori sforzi da parte nostra per risparmiarli dalla persecuzione. La loro stessa sopravvivenza potrebbe dipendere dalla nostra solidarietà. Preghiamo affinché possiamo essere in grado insieme di aprire gli occhi del mondo su quello che sta succedendo». È il vibrante appello lanciato da monsignor Bernardito Auza, osservatore permanente vaticano all’Onu, prendendo ieri la parola a un’importante conferenza che si è tenuta al Palazzo di Vetro di New York sul tema: «La persecuzione dei cristiani a livello globale: una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale». Riprendendo in mano il Rapporto 2014 del «Pew Research Center», Auza ha ricordato che gli attacchi alle persone di fede sono compiuti di più contro i cristiani che contro qualsiasi altro gruppo religioso. Sono tra 100 e 150 milioni i cristiani perseguitati oggi nel mondo. Tra il 2006 e il 2012 i cristiani sono colpiti da persecuzioni o discriminazioni in 151 dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite. «Ciò indica – ha detto l’osservatore vaticano – un fallimento collettivo di questa organizzazione internazionale, il cui obiettivo primario è quello di risparmiare popoli e nazioni dal flagello della violenza e delle aggressioni ingiuste».

Mons. Auza ha quindi citato il caso del Medio Oriente dove «i cristiani sono stati specificamente presi di mira, uccisi o costretti a fuggire dalle loro case e paesi. Solo 25 anni fa, c’erano quasi due milioni di cristiani in Iraq; le stime più recenti dicono che sono oggi meno di un quarto di quella cifra». «La loro esistenza ininterrotta nella regione – ha quindi concluso il presule – è la testimonianza di molti secoli di convivenza, fianco a fianco con i musulmani e altre comunità religiose ed etniche. Il mondo intero ha un grande interesse nel preservare tale convivenza e tutti dobbiamo unirci per impedire l’espulsione dei cristiani prima che sia troppo tardi».