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Card. Bagnasco: i fanatici dell’Isis siano «isolati dal mondo intero»

I fanatici dell'Isis «devono sentirsi isolati, non solo da parte di qualche Paese o dall'occidente, ma del mondo intero e questo non è ancora accaduto». Lo ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, commentando la persecuzione dei cristiani da parte dei terroristi dell'Isis e la distruzione di numerose chiese nelle città conquistate.

«La via della diplomazia – ha aggiunto – deve essere perseguita molto di più perché non è vero che la via diplomatica è inutile e non porta a conclusione. Se le cancellerie di tutto il mondo interrompessero i rapporti di interesse e di affari con determinate parti del mondo che riguardano questi fanatismi, veramente l’isolamento sarebbe completo». Il cardinale ha poi ricordato che «è un dato di fatto» che i cristiani sono la parte religiosa maggiormente perseguitata a livello mondiale. «Spero – ha aggiunto – che questo fatto susciti una consapevolezza non soltanto di una parte del mondo, ma del mondo intero per poter isolare i fanatici con delle chiare, continue ed esplicite condanne».

In merito alla distruzione delle chiese in numerose parti del mondo a causa della follia iconoclasta e anticristiana, il porporato ha precisato che «l’importante è non distruggere i cuori delle persone e la bellezza dell’anima». «Sono certo – ha affermato – che i cristiani dei Paesi martoriati non si faranno distruggere dalla barbarie di chi li perseguita e di chi li uccide. Certo il mondo nel suo insieme ha il dovere assoluto di assicurare giustizia e sicurezza a tutti». Ma, ha concluso il card. Bagnasco, «nel cuore dei cristiani c’è anche la possibilità del perdono come alcuni martiri ci hanno dato testimonianza quando la carne ferita e straziata è la propria».

Il cardinale ha anche commentato commentando il dibattito in corso in Parlamento sull’introduzione del reato di tortura nel nostro Paese dopo la condanna della Corte di Strasburgo all’Italia per i fatti del G8 di Genova. «La tortura – ha detto – non può essere che condannata e l’Italia, se è in ritardo, finalmente che si metta al passo».