Italia

Mattarella, «patto tra le generazioni per far crescere l’Italia». «Investire nel capitale sociale del Paese»

«Talvolta si levano voci che tendono a creare artificiose contrapposizioni giovani/anziani, a porre in concorrenza le generazioni per quanto attiene alla distribuzione delle risorse pubbliche: è un terreno insidioso che pone in discussione la stessa coesione sociale. La prima preoccupazione di ogni famiglia è l’avvenire di figli e nipoti: ciascuna società sana è, anzitutto, preoccupata del loro avvenire. Quello che va perseguito, semmai, è un consapevole patto tra le generazioni per far crescere l’Italia e confermarla il meraviglioso Paese che abbiamo ricevuto». Lo ha affermato questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia di consegna delle insegne ai Cavalieri del lavoro nominati il 2 giugno scorso.

«Una frattura che penalizzasse i giovani – nel lavoro, nel reddito, nella possibilità di costruirsi una famiglia e un futuro – sarebbe certamente tra le più dannose per la comunità», ha ammonito il Capo dello Stato, secondo cui «occorre investire, quindi, con coraggio e intelligenza nel capitale sociale del Paese». «Scuola, formazione, ricerca, sostegno alle iniziative giovanili – ha proseguito – sono fondamentali per dare vita a un nuovo ciclo virtuoso, guidare l’innovazione e creare occupazione di qualità».

«Tenere unite le generazioni – ha proseguito Mattarella – significa impegno a gestire l’attuale fase di transizione nel sistema economico, occuparsi degli adulti che perdono il lavoro e hanno bisogno di riqualificarsi, di costruire nuove competenze. Equità e mobilità sociale sono fattori decisivi di crescita, si alimentano l’un l’altra, e insieme contribuiscono alla competitività del Paese, a un clima di maggior fiducia, a una maggiore qualità della vita». 

Per il Capo dello Stato, «talento e merito valgono assai di più se diventano vettori di uno sviluppo e un benessere più ampi. Si tratta di una connessione che merita di essere rafforzata». «Il merito – ha proseguito – non riesce a esprimersi compiutamente in una società con diseguaglianze insuperabili e con steccati interni». Per Mattarella, «il merito e l’eccellenza diventano ‘volani di crescita civile e di sviluppo economico’ quando emergono da una autentica libertà di movimento, da una comunità aperta al suo interno, con istituzioni vigili e capaci di rimuovere i muri dell’esclusione, della diseguaglianza di opportunità e di diritti, dell’illegalità».