Italia

Dispersione scolastica: Oxfam, «in Italia uno dei tassi più alti d’Europa, più risorse per l’istruzione»

Il dossier mette in luce anche come nei Paesi più ricchi solo il 75% dei ragazzi nati in famiglie con reddito basso termina le superiori contro il 90% dei figli delle famiglie più ricche. «Una situazione che in tutti i Paesi – e in particolare in quelli in via di sviluppo – è strettamente correlata a investimenti inadeguati nell’istruzione pubblica e gratuita». Un riferimento al Pakistan, dove oltre 24 milioni di bambini non vanno a scuola. «I governi mettono a repentaglio il futuro dei bambini di tutto il mondo non investendo in un’istruzione pubblica di qualità gratuita. Ogni bambino dovrebbe avere le stesse possibilità di realizzare il proprio potenziale, non solo chi ha genitori che possono permettersi di pagare – ha detto Areta Sobieraj, responsabile dell’ufficio educazione di Oxfam Italia -. Tantissimi ragazzi e ragazze partono svantaggiati nei Paesi poveri perché devono fare i conti con la malnutrizione cronica, che pregiudica il loro sviluppo e la loro capacità di studiare, mentre la spesa pubblica per l’istruzione si concentra nelle aree ricche a discapito di quelle povere, dove le scuole sono sovraffollate, prive di insegnanti qualificati, libri scolastici e anche semplicemente di servizi igienici». Oxfam chiede a governi e donatori di investire per garantire un’istruzione pubblica di qualità gratuita per tutti i bambini, riducendone i costi e formando gli insegnanti.

«Anche in Italia il tasso di dispersione scolastica ha ripreso a crescere dopo anni di riduzione ed evidenzia livelli più alti nelle regioni più povere del Mezzogiorno», segnala l’Oxfam. Riprendendo gli ultimi dati Eurostat, mostra che l’abbandono precoce degli studi in Italia è aumentato nell’anno scolastico 2017/2018, con il 14,5% dei ragazzi tra 15 e i 24 anni in possesso della sola licenza media. Un dato in crescita dello 0,7% su media nazionale rispetto all’anno precedente, con una forbice che va da un tasso di dispersione dell’11,7% nel Nord-Ovest al 18,5% nel Sud del Paese, e che porta l’Italia a essere il quarto Paese per abbandoni precoci in Europa, dopo Malta, Spagna e Romania, ben al di sopra della media europea del 10%.

A fronte di tale emergenza, l’Italia è da alcuni anni un Paese con uno dei più bassi investimenti in istruzione in rapporto al Pil: secondo il rapporto Asvis 2018, l’Italia investe appena il 4% del Pil in educazione rispetto alla media europea del 4,9% e, in termini di quota sulla spesa pubblica, l’Italia è passata dal 9,1% del 2008 al 7,9% del 2015, a fronte di valori del 9,6% della Germania e della Francia e del 9,3% della Spagna. Di qui un appello al nuovo Governo per la riduzione degli abbandoni precoci. «È fondamentale che il nuovo Governo ponga al centro della propria azione maggiori e più efficaci investimenti nell’istruzione pubblica con l’obiettivo di contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa, le disuguaglianze tra regioni ricche e povere, includendo un sempre più alto numero di ragazzi che sono tagliati fuori».