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Approvato il Documento di economia e finanza: ecco cosa prevede

Il Documento di economia e finanza (Def) approvato dal governo certifica l’impasse economica del Paese: per l’anno in corso stima attualmente una crescita del Prodotto interno lordo (Pil) pari allo 0,1%, su cui anche l’effetto dei decreti «sblocca cantieri» e «crescita» sarebbe piuttosto limitato, portando la previsione al +0,2%. Se si pensa che con la legge di bilancio approvata alla fine del 2018, quindi pochi mesi fa, l’esecutivo indicava una crescita dell’1% (dopo essere partito addirittura dall’1,5%), si ha la misura di come sia cambiato il quadro economico anche nella visione del governo.

Il Def è proprio il documento con cui vengono individuati la coordinate generali entro cui l’esecutivo intende muoversi per la prossima legge di bilancio e gli obiettivi di riforma che si pone. Il testo approvato, tuttavia, non scioglie i due nodi politici principali: l’introduzione della cosiddetta «flat tax» e l’aumento dell’Iva. Sulla «tassa piatta», cavallo di battaglia della Lega, il testo è molto generico e nel comunicato finale del Consiglio dei ministri ci si limita ad affermare l’impegno per una riforma fiscale «in progressiva attuazione di un sistema di flat tax come componente importante di un modello di crescita più bilanciato».

Quanto all’aumento dell’Iva, si tratta del punto critico di tutte le manovre economiche degli ultimi anni. Come garanzia rispetto ai vincoli di bilancio europei, infatti, ci si è impegnati a innalzare le aliquote Iva per compensare l’eventuale sforamento dei conti pubblici.

Di anno in anno i governi, non volendo aumentare effettivamente l’Iva per l’impatto che questo avrebbe sui prezzi e sull’economia in generale, si sono portati dietro questa «clausola di salvaguardia» che pesa come un macigno sui loro margini di movimento. Il governo attuale, per esempio, per far quadrare l’ultima legge di bilancio ha scaricato sulla prossima circa 23 miliardi di potenziale aumento dell’Iva e così la manovra economica di autunno parte con questa «bomba» da disinnescare. Diventa quindi difficile trovare molte altre risorse per gli interventi di politica economica e fiscale, come la stessa «flat tax», che anche nelle versioni più leggere risulterebbe particolarmente onerosa per le finanze pubbliche. Che i nodi politici nella maggioranza non siano stati sciolti lo dimostra la genericità del testo approvato soprattutto nella parte programmatica e anche la mancata conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri.

Per ciò che riguarda il quadro economico complessivo del 2019, gli altri numeri-chiave del Def sono il deficit in rialzo al 2,4% e il debito pubblico tendenziale che sale al 132,8% del Pil.

Riesce molto difficile capire, peraltro, come si realizzeranno 18 miliardi di privatizzazioni previsti, in assenza dei quali il passivo dei conti crescerebbe di un altro 1%. Quanto al Reddito di cittadinanza e a Quota 100, la loro incidenza sulla crescita sarebbe di un +0,2% nel primo caso e praticamente nulla nel secondo.

Per gli anni successivi, spiega il comunicato del Consiglio dei ministri, il governo conta di ridurre gradualmente il deficit fino all’1,5% nel 2022 e prevede un aumento degli investimenti pubblici, che dal 2,1% del Pil registrato nel 2018 salirebbero al 2,7% nel 2022.

Nel Programma nazionale di riforma allegato al Def , il governo afferma tra l’altro che «saranno oggetto di valutazione l’introduzione di un salario minimo orario per i settori non coperti da contrattazione collettiva e la previsione di trattamenti congrui per l’apprendistato nelle libere professioni».

Accanto all’investimento in infrastrutture fisiche, si prevede anche quello che il comunicato di Palazzo Chigi definisce «un ampio sforzo» nel campo dell’innovazione tecnologica e della ricerca, nella diffusione della banda larga, nello sviluppo della rete 5G, nel sostegno alla green finance e nella sperimentazione delle trasformazioni digitali necessarie per «produzioni più sostenibili e circolari». Nella parte finale del comunicato si richiama l’obiettivo di «favorire la ripresa delle nascite e la partecipazione femminile al mercato del lavoro». In questa prospettiva «il governo intende proseguire sulla strada dell’alleggerimento del carico fiscale e della destinazione di maggiori risorse a favore delle famiglie, con particolare riguardo a quelle numerose e con componenti in condizione di disabilità».