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Terra Santa: Twal a Hlc, «Muro Cremisan nega diritti cristiani Beit Jala»

(dall'inviato Sir a Betlemme) - «Il Muro nega i diritti fondamentali e la libertà della comunità cristiana di Beit Jala. Esso non intende garantire la sicurezza per Israele e i suoi confini ma proteggere gli insediamenti illegali costruiti su terre precedentemente confiscate nei primi anni ‘70 per l'espansione delle colonie di Gilo e Har Gilo».

Davanti ai vescovi dell’Holy Land Coordination di Usa, Ue, Canada e Sudafrica, il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal ha denunciato ancora una volta la costruzione del muro di separazione che Israele vuole costruire nella Valle di Cremisan e per la quale esiste una causa giudiziaria in corso. «La causa davanti all’Alta Corte è motivo di grande ansia» ha detto il patriarca nell’incontro svoltosi ieri sera a Betlemme, in ballo infatti, ci sono «300 ettari di terra della valle di Cremisan. Siamo preoccupati poiché gli ultimi sviluppi fanno pensare a segnali sfavorevoli e inaccettabili. Temiamo che la Corte possa decidere che la terra che appartiene a 58 famiglie palestinesi di fede cristiana e ai religiosi salesiani, possa essere separata da Beit Jala».

Altro «grave problema» richiamato da Twal nel corso dell’incontro è stato quello del lavoro che affligge la comunità cristiana. «Il tasso di impiego dei cristiani si avvicina al 54%, che scende al 48% per gli arabi cristiani, mentre a livello nazionale è del 70%. Nonostante il livello d’istruzione dei cristiani sia piuttosto alto questi fanno fatica a trovare lavoro». «Il nostro popolo – ha proseguito il patriarca – sta perdendo fiducia nei discorsi e nelle visite di importanti personalità politiche e religiose. Non vedono passi concreti sul terreno dei diritti, del rispetto della dignità e della pace». Da qui l’appello a «coinvolgere di più i cristiani tra i quali serpeggia l’ansia a causa dell’islamismo – con gli attacchi contro le nostre chiese e fedeli – e a causa dell’estrema destra israeliana che invade sempre più Gerusalemme, trasformandola in una città solamente ebraica escludendo i fedeli delle altre religioni».