Italia
Decreto sicurezza: Arci scova le «fake news» sul sito del Viminale
Sul sito del Ministero dell’Interno, al link www.interno.gov.it/it/notizie/decreto-immigrazione-e-sicurezza-e-legge, sono state pubblicate in grande evidenza una serie di f.a.q. che dovrebbero spiegare il Decreto Salvini su immigrazione e sicurezza. «Se le si scorre ci si accorge che si tratta, in gran parte, di risposte tendenziose e fuorvianti, utili solo per fare propaganda e ripulire il volto disumano di chi questo Decreto lo ha voluto e lo propaganda ogni giorno per raccontare ai suoi elettori che combatte con ferocia un’invasione inventata. Un vero e proprio caso di fake news di governo, giocato sulla pelle di tante persone lasciate allo sbando e criminalizzate». Lo afferma l’Arci, che pubblica on line un documento che risponde punto per punto alle F.A.Q. ministeriali «strumentali».
L’obiettivo, spiega, «è fare chiarezza davanti a queste informazioni infondate, inaccettabili soprattutto perché pubblicate su un sito istituzionale». Tra le affermazioni «più scorrette», secondo l’Arci, quando si dice che «la protezione umanitaria continua ad esistere»: «La verità è tutt’altra. Nel Decreto l’istituto di protezione umanitaria viene cancellato, il che porterà inevitabilmente ad un aumento della irregolarità e quindi del disagio sociale e dello sfruttamento». Inoltre, solo per citare il caso delle vittime di tratta, con «la nuova legge le Commissioni Territoriali, che erano i soggetti che fino a oggi individuano i casi più a rischio, non avranno facoltà di proteggerle in assenza dei requisiti per la protezione internazionale. È previsto per le vittime solo un permesso di 6 mesi esclusivamente in caso di denuncia (parliamo di persone sole e per la maggior parte prive della libertà e controllate a vista che solo rischiando la vita possono recarsi al commissariato per denunciare) o se rientrano nel sistema antitratta (da anni insufficiente e inutilmente in attesa di un potenziamento)». Per l’Arci «è un’operazione vergognosa, che mette in campo per l’ennesima volta tutti i luoghi comuni attraverso i quali è stato alimentato il razzismo in questi anni».