Italia

Corridoi umanitari: arrivati altri 70 profughi. Impagliazzo (Sant’Egidio), «non è più solo una goccia»

Una nuova operazione portata a termine dai Corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese, in accordo con i Ministeri dell’interno e degli esteri. «1.500 non è più tanto una goccia», le parole di Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, che ha dato il benvenuto ai 70 rifugiati siriani che adesso saranno ripartiti in tutta Italia tra Bergamo, Cesano Boscone, Corsico, Genova, Torino, Pinerolo e Reggello, 50 di loro gestiti dalla Fcei e 20 dalla Comunità di Sant’Egidio.

«Oggi per tutti voi inizia una nuova vita», ha proseguito Impagliazzo sottolineando la sua commozione nel vedere una famiglia riunirsi dopo anni grazie ai corridoi umanitari: »Oggi tutti avete un posto in Italia e soprattutto nel nostro cuore. Chi viene accolto rinasce, voi nascete italiani e noi siamo felici di avere dei nuovi figli, fratelli e sorelle».

A seguire Christiane Groeben, vice presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, che ha lanciato un appello a tutti quei Paesi europei che guardano con ammirazione l’idea italiana dei Corridoi umanitari, »una via legale e sicura per proteggere le persone vulnerabili che scappano da guerre, sofferenze e violenze di ogni genere». »Visto che funzionano, apriamo più corridoi umanitari», ha detto Groeben, che vede in questa iniziativa la cura per combattere gli scafisti, ridare dignità alle persone che hanno diritto alla protezione internazionale, ordinare l’accoglienza e l’integrazione: »Vi accogliamo per vivere insieme, educare insieme ai nostri figli, cercare insieme il bene del Paese che oggi vi accoglie».

https://youtu.be/m-JHnd8coQs

Ad accompagnare i 70 rifugiati dal Libano fino in Italia anche gli addetti di Operazione Colomba della Comunità Giovanni XXIII che opera nei campi profughi, rappresentati da Alberto Capannini che, anche a nome di queste persone, ha voluto ringraziare l’Italia per quello che fa per evitare le persecuzioni e il rischio di morte di chi fugge da Paesi a rischio come la Siria. Riportando la sua esperienza personale all’estero, per raccontare il disorientamento e la preoccupazione che può prendere all’inizio, il viceprefetto Donatella Candura, rappresentante del Ministero dell’interno, ha invitato tutti i 70 rifugiati a non avere paura, perché nel percorso di inserimento nella società italiana saranno accompagnati dalle associazioni che li ospitano: »Sarà necessario uno sforzo da parte vostra, in termini di pazienza, di apprendimento della lingua italiana ma non scoraggiatevi».

https://youtu.be/44h3YU47Agg