Italia

Def. La tenaglia Salvini – Di Maio «stritola» Tria. Deficit al 2,4%

Giovanni Tria si era affidato al premier Giuseppe Conte. Sperava nel «metodo Conte» per dirla con Paolo Savona. Dopo le pressioni degli ultimi giorni il ministro dell’Economia aveva deciso di concedere uno 0,5% di deficit in più rispetto all’1,6% già concordato con Bruxelles, il livello dal quale non avrebbe mai voluto discostarsi. Prima del vertice delle 16, secondo quanto risulta alla Dire, il numero uno del Tesoro ha incontrato il presidente del Consiglio confidando in una sua mediazione con i vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio per chiudere con un indebitamento al 2,1, percentuale che lui comunque riteneva complicata da comunicare alla Commissione europea e ai mercati. Dopo aver riunito i tecnici a via XX Settembre il ministro dell’Economia intorno alle 19.30 è tornato a Palazzo Chigi dove ha trovato davanti a sé un muro: i leader di Lega e Movimento 5 stelle erano irremovibili, non avrebbero mai avallato una cifra inferiore al 2,4%.

L’accordo tra Salvini e Di Maio sul 2,4% era già stato raggiunto qualche ora prima. Ed era stato siglato da un patto di ferro. Al punto che Di Maio aveva convocato un’assemblea plenaria dei parlamentari praticamente in contemporanea con il consiglio dei ministri. Quei parlamentari, sventolando centinaia di bandiere, al termine del cdm avrebbero dovuto festeggiare la «manovra del popolo» sotto il balcone di Chigi. Poco prima dell’inizio del cdm, Tria ha provato a resistere garantendo le risorse per la flat tax e il reddito di cittadinanza e un superamento soft della Fornero, con una spesa intorno ai 2 miliardi. A quel punto il ministro dell’Economia ha incassato l’ok da Di Maio ma è stato Salvini a pretendere un deficit più alto per ottenere quota 100. Tria ha tentato anche un’ultima carta, quella del doppio step: rapporto deficit/pil all’1,9 nel def, modificabile al 2,4% nel corso del passaggio parlamentare. Ma a tagliare la discussione è stato Di Maio, a sorpresa in soccorso di Salvini. Rapporto 2,4% già nel Def e relativa modifica della Fornero, non a caso rivendicata da entrambi i leader. Per il leghista, raccontano, c’è stato anche il tempo per dare un occhio al Milan, impegnato fuori casa con l’Empoli. Trasferta fortunata.