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Sergio Marchionne: Mattarella, «ha scritto una pagina importante nella storia dell’industria italiana»

«Marchionne ha scritto una pagina importante nella storia dell’industria italiana. Nella sua responsabilità di leader della Fiat ha attraversato anni di trasformazioni assai profonde e radicali dei mercati, dei sistemi di produzione, delle strategie finanziarie, delle relazioni sindacali. Ha assicurato continuità e rilancio fino a costruire una nuova aggregazione, a dar vita a una nuova più grande realtà per sostenere la competizione». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella commenta «la notizia della scomparsa di Sergio Marchionne, purtroppo non più inattesa» che «ci addolora e lascia un vuoto in tutti coloro che ne hanno conosciuto e apprezzato le qualità umane, intellettuali, professionali». Nell’«esprimere il mio sentimento di vicinanza ai suoi familiari, e a quanti erano a lui più legati nella vita e nel lavoro», Mattarella ricorda che «Marchionne non ha mai rinunciato a battersi per le proprie strategie, ad affrontare difficoltà e conflitti, a superare incomprensioni». «La sua visione – sottolinea il Capo dello Stato – ha sempre provato a guardare oltre l’orizzonte e immaginare come l’innovazione e la qualità potessero dare maggiore forza nel percorso futuro». «Marchionne – conclude Mattarella – ha saputo testimoniare con la sua guida tutto questo, mostrando al mondo le capacità e la creatività delle realtà manifatturiere del nostro Paese».

Sergio Marchionne è morto questa mattina per arresto cardiaco nella clinica di Zurigo dove a fine giugno è stato operato ad una spalla destra, probabilmente per le conseguenze del tumore che lo avrebbe colpito nei mesi scorsi (anche se le cause non sono ancora state chiarite). Accanto a lui, da quanto si è appreso, la compagna Manuela Battezzato e i figli Alessio e Tyler. Termina così, improvvisamente come era iniziata, la vicenda del cambio dei vertici in casa Fiat-Fca che ha avuto un’accelerazione sabato scorso con la convocazione dei consigli di amministrazione di Fca e delle società collegate nelle quali Marchionne aveva delle cariche amministrative e gestionali.

Il manager che ha salvato la fabbrica d’auto italiana per eccellenza con un lavoro iniziato meno di 15 anni fa, verrà certamente ricordato per il suo modo di fare diretto e anticonformista (anche nell’abbigliamento con il suo immancabile maglioncino blu), per aver cambiato le relazioni sindacali in Italia, ma anche per aver portato Fiat fuori dall’Italia (come sede legale) e per averla fatta diventare un’azienda globale (il settimo gruppo automobilistico al mondo).

Marchionne, però, sarà ricordato anche per gli scontri duri con le organizzazioni sindacali (che ancora oggi sono di fatto divise sulla valutazione relativa al suo operato), oltre che per la decisione di far uscire la Fiat (che ne era stata fondatrice) da Confindustria. Sempre Marchionne, tuttavia, è riuscito a raggiungere l’alleanza con Chrysler approvata anche dalla Casa Bianca di Donald Trump oltre che prima da Barak Obama.

Marchionne era nato a Chieti (Abruzzo) il 17 giugno di 66 anni fa, figlio di un maresciallo dei Carabinieri. A 14 anni con la famiglia si trasferisce vivere in Canada. Là si laurea per ben tre volte (Filosofia, Economia e Legge). Inizia però a lavorare da manager in Svizzera dove nel 2002 diventa capo di Sgs (servizi di certificazione), nel 2003 entra nel Cda di Fiat e nel 2004 ne assume le redini diventandone Amministratore delegato al posto di Giuseppe Morchio, sotto Luca di Montezemolo e John Elkann. Da lì in avanti inizia la risalita del gruppo e la stagione delle grandi battaglie sindacali oltre che di mercato (con i rilanci di Alfa Romeo e di Ferrari, oltre che del marchio Jeep e della Cinquecento). Quanto a Fiat-Fca, il futuro è adesso in mano a Mike Manley, ma sulla traccia già indicata dallo stesso ex Ad.

Marchionne è stato prima di tutto un uomo d’azienda, anche se spesso la politica e le grandi istituzioni internazionali lo hanno corteggiato. Lui una volta rispose: «Scherziamo? Io faccio il metalmeccanico».