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Centrafrica: gesto di riconciliazione dell’arcivescovo di Bangui

«Per me, in quanto uomo di Dio, laddove si trovino uomini, donne e bambini, questi sono figli di Dio, creati a sua immagine, e io ho l'obbligo di andare loro incontro». Così monsignor Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui e presidente della Conferenza episcopale centrafricana, spiega il senso dell'iniziativa umanitaria intrapresa dalla Chiesa nel campo Beal, che accoglie ex combattenti Seleka (circa 850).

Lunedì scorso, infatti, l’arcivescovo a capo di una folta delegazione della Chiesa cattolica ha visitato il campo portando prodotti alimentari e offrendo un supporto psicologico e spirituale. «Tre giorni fa – ha spiegato mons. Nzapalainga – ero già stato qui e avevo visto la miseria di tutte queste persone. Non potevo restare indifferente. Ecco perché ho lanciato un appello a tutti i cristiani della Chiesa cattolica, dicendo loro che è giunto il momento di andare incontro a questi nostri fratelli. Perché quando andiamo in chiesa, riceviamo la forza di Dio per soccorrere i nostri fratelli che hanno bisogno di aiuto. Ed ora è giunto il momento d’incontrare Dio attraverso questi fratelli e queste sorelle, poiché il Vangelo di Matteo al capitolo 25 ci dice: ‘Qualunque cosa abbiate dato a uno di questi miei fratelli più piccoli, è a Gesù che l’avete data’. Per noi cristiani di oggi, Gesù assume il volto delle persone che sono lì».

Il comandante del campo Beal, Rodrigue Yamendji, ha espresso riconoscenza nei confronti della delegazione della Chiesa cattolica: «Ringrazio di cuore l’équipe della Chiesa cattolica che è venuta a trovarci nel nostro campo. Nella mia qualità di comandante, penso che sia un disegno di Dio quello che si è realizzato qui. Il mio auspicio è che questo desiderio di riconciliazione prosegua affinché tutti i centrafricani possano ricostruire la Repubblica Centrafricana, che è molto in ritardo rispetto agli altri Paesi, anche rispetto a tutti i suoi vicini. È anche il momento per me di chiedere ai miei fratelli di abbandonare le vecchie pratiche di rapimenti, torture, ecc., che non hanno fatto altro che infangare l’immagine del nostro Paese».

La visita dell’arcivescovo non resterà un gesto isolato. «Vi chiedo di pregare – ha detto mons. Nzapalainga -. Con la grazia di Dio, vedrete che un altro campo sarà annunciato, forse saremo con i nostri fratelli del campo Rdot o con i nostri fratelli anti-Balaka. Saremo sempre presenti là dove Dio ci manderà, non abbiamo limiti perché Dio non ha confini, Egli è presente in ogni cuore».