Italia

Crollo nascite: De Curtis (neonatologo), al sud mortalità infantile +30% rispetto al centro-nord. Complicanze da età avanzata madri e Pma

«La diminuzione della natalità è determinata da molti fattori ma le considerazioni economiche, legate all’aumento della povertà e alla disoccupazione giovanile hanno indubbiamente un ruolo importante», ha spiegato Mario De Curtis, ordinario di pediatria della Sapienza Università di Roma e direttore Uoc Neonatologia e terapia intensiva neonatale del Policlinico Umberto I. In Italia i tassi di mortalità infantile sono tra i più bassi al mondo ma, spiega ancora De Curtis «l’età avanzata delle donne al parto, associata all’aumento del ricorso a tecniche di riproduzione medicalmente assistita, ha portato a un aumento delle gravidanze multiple e delle nascite pretermine (prima di 37 settimane di gestazione) che spesso possono associarsi a complicanze.

Un elemento particolarmente preoccupante è rappresentato dal fatto che nelle regioni meridionali la mortalità infantile continua ad essere del 30% più elevata rispetto al centro nord. Ugualmente la mortalità dei bambini stranieri nel primo anno di vita è più alta (4,3 per mille) rispetto a quella dei bambini italiani (2,9 per mille). È estremamente importante migliorare l’organizzazione e l’assistenza perinatale nelle regioni meridionali del nostro Paese e dare una maggiore attenzione alla cura delle donne immigrate in gravidanza».

«Abbiamo osservato una riduzione dell’8% del total fertility rate, il tasso di fecondità generale calcolato su donne in età fertile, dal 2011 al 2015», aggiunge Carla Guerriero, del Centro per gli studi in economia e finanze (Csef) dell’Università Federico II di Napoli, autrice di una relazione insieme a Annalisa Scognamiglio, sempre del Csef.