Italia
Quirinale, un palazzo vivo dove arte e storia si intrecciano
Palazzo di papi, re e presidenti. Quartier generale della politica vaticana e luogo dove si sono formati governi e dal quale è passata gran parte della storia italiana degli ultimi quattrocento anni. Il Quirinale è tutto questo, ma dal 23 giugno è sempre di più «casa degli italiani»: un palazzo con le porte aperte alla città e al mondo, in cui ci si può nutrire di arte e di storia ma anche capire meglio come funziona quotidianamente la «macchina» della Repubblica (GUARDA IL VIDEO). Sergio Mattarella, il 12° presidente salito al Colle da quando il palazzo è diventato il «cuore» della nostra storia repubblicana, ha voluto che il Quirinale, dal 23 giugno, fosse aperto cinque giorni su sette (escluso il lunedì e il giovedì), per offrire ai visitatori due percorsi, entrambi con l’obbligo della prenotazione e con un sistema di visite guidate: nel primo percorso è possibile visitare il Piano Nobile – compresa l’ala napoleonica, prima non accessibile – e il Piano Terra, altra novità dell’apertura del 23 giugno, con una sala allestita per i Papi che hanno abitato al Quirinale, una sui Re di casa Savoia e la sala dedicata ai presidenti della Repubblica, con l’esposizione di uno dei tre esemplari originali della Costituzione italiana, documenti storici e filmati sulla figura del Capo dello Stato. Nel secondo percorso, quello tematico, sono previste in più le visite alla «Vasella» – la collezione di porcellane da tavola del Quirinale – ai Giardini e al Museo delle Carrozze. Abbiamo fatto questo percorso, in due ore e mezza: ve ne restituiamo alcune istantanee, cercando di dare «voce» anche alle immagini straordinarie (foto e riprese sono vietate durante le visite aperte al pubblico) che abbiamo potuto catturare grazie ad una seconda visita concessa al Sir in esclusiva.
Non è un museo. «Il Quirinale non è un museo, ma un palazzo vivo, dove l’arte e la storia si coniugano con le attività istituzionali della Presidenza della Repubblica». A parlarcene proprio davanti alla scrivania di lavoro del Presidente, dove il capo dello Stato può scegliere di tenere il discorso di fine anno, di fronte alla celeberrima Vetrata con vista a 360° su Roma e sui Giardini, è Giovanni Grasso, consigliere del presidente per la stampa e la comunicazione, nostro «anfitrione» per la nostra seconda visita, quella in solitaria. Nelle intenzioni di Mattarella, spiega il suo portavoce, deve esserci «una convivenza tra il flusso crescente dei visitatori e le attività istituzionali del presidente. È qui che si formano i governi e avvengono le consultazioni: i visitatori vengono per conoscere l’arte e la storia del palazzo, ma anche per sapere cosa si fa in queste sale». Così, può capitare – ed è già successo in questi giorni – che gruppi di turisti incrocino il presidente Mattarella mentre si sposta dalla sua zona di lavoro per raggiungere l’ala di rappresentanza del palazzo, magari per incontrare un capo di Stato estero. Sulle pareti, a fare da cornice alla scrivania presidenziale, tre arazzi della serie «Boscareccia», appena arrivati da Torino, dove sono stati realizzati nella metà del Settecento.
Sacro e profano. Dalla rampa di sinistra dello Scalone d’Onore si accede al Salone dei Corazzieri, capolavoro del Maderno come la Cappella Paolina, perfettamente identica per dimensioni e proporzioni alla Cappella Sistina: viene da immaginarsela con le pareti in rosso cremisi e la transenna, com’era nelle origini fotografate dal dipinto che ritroveremo al Piano Terra. Qui si tiene il discorso di insediamento del presidente e quello del 2 giugno. E il contrasto tra sacro e profano stride, al pensiero che i Savoia trasformarono per un periodo questa sala in un campo da tennis. Sacro e profano si incrociano ancora nella Loggia d’Onore, sotto il Torrino, dove vengono allestite le conferenze stampa dopo la formazione dei governi: alcune colonne sono state portate qui proprio dalla Paolina, che comunica con la Sala del Balcone – con la Loggia delle Benedizioni affidata da Urbano VIII al Bernini – utilizzata anche come sagrestia e sede di ben cinque conclavi. La magnificenza di stampo sabaudo del Salone degli Specchi e del Salone delle Feste, dove oggi giura il nuovo governo e si allestiscono i pranzi ufficiali, rischiano di farci dimenticare che gli stessi luoghi sono stati all’epoca dei papi sede del Concistoro pubblico e privato.
Napoleone e le «Operette Morali». Napoleone non soggiornò mai al Quirinale, ma incaricò l’architetto Stern di rivoluzionare il palazzo, che doveva sancire la nuova identità di Roma come sede dell’Impero. In quello che era il suo studio, troneggia ora un magnifico esemplare delle «Operette morali» di Giacomo Leopardi in edizione limitata, donato al presidente Napolitano. Ma le tracce di Bonaparte sono ovunque, nell’aula più antica, quella di Gregorio XIII, a cui si accede dalla Scala del Mascarino.
Lo sfarzo di una Regina colta. Poter soggiornare nella biblioteca della Regina Margherita di Savoia: è un sogno che si realizza, il pubblico può ammirarla soltanto dietro un cordone di sicurezza. Entrando, si capisce perché è necessario preservare tanta bellezza: la biblioteca è realizzata in pioppo e altri legni pregiati, con intarsi d’avorio e appoggi di tartaruga che conoscono esemplari analoghi soltanto al Louvre. I libri dell’intera biblioteca della regina, fatta trasportare da Torino, sono tutti originali. Vi si accede dalla Sala degli Arazzi di Lille, stanza da letto prima di Maria Luisa e poi di Margherita, che aveva a sua disposizione anche la Sala della Musica, già «cabinet de travail» di Napoleone, con il dipinto sul soffitto che raffigura Cesare ma ha il volto di Bonaparte. È verso questa sala che guardano le statue della Fontana delle Bagnanti, nei Giardini.
Pubblico e privato. Il Piano Terra è davvero una scoperta: vi si mescolano pubblico e privato. Si comincia con le sale allestite per i papi e si prosegue con la sala delle udienze particolari di Vittorio Emanuele II: la più famosa è quella raffigurata nel quadro di Gerolamo Induno sull’incontro tra il Re e Garibaldi. Nella sala dei successori di Vittorio Emanuele II, l’abito da ballo della Regina Margherita è collocato di fronte alla tavola apparecchiata con il servizio da dessert di Umberto I: un esemplare di manifattura Ginori che, nella Vasella, comparirà insieme alle porcellane di manifattura Meissen e Sèvres. Nella Sala delle Carrozze, esemplari utilizzati dai Savoia si affiancano a fotografie d’epoca e ai filmati dell’Istituto Luce, come quello del matrimonio tra Umberto di Savoia e Maria José del Belgio, a bordo di una delle carrozze viste subito prima. Mi ricordano i racconti della mia bisnonna Maria, romana «doc» e sarta, che lodava in particolare la finezza del ricamo del velo indossato dalla regina. Allora, tutti facevano il tifo per i reali, così come noi oggi siamo tifosi della nostra Repubblica. Qui Roma, Italia.