Italia
Giovani, quando la passione per il «selfie» scade nel porno
Studenti adolescenti, che vivono le giornate a casa, a scuola o per strada, col loro smartphone sempre in mano e, soprattutto, sempre connessi al web. Ma, a quanto risulta, non sempre per fare ricerche di studio, acquisire informazioni o ascoltare musica. Una buona fetta dell’uso del telefonino, infatti, è ormai dedicata dai più giovani alla realizzazione dei tanto amati «selfie».
«Che male c’è? È solo innocente narcisismo adolescenziale», si potrebbe commentare. Già, se non fosse che sul web si sta diffondendo una strana e pericolosa tendenza: la realizzazione e la condivisione di selfie sempre più «hot» da parte dei giovanissimi. Sono allarmanti, infatti, i dati raccolti e presentati dal Ceis (Centro italiano di solidarietà «Don Mario Picchi«) sul tema del comportamento dei giovani circa l’uso compulsivo del telefonino e delle tecnologie digitali.
I dati diffusi dal Ceis sono stati ricavati dall’analisi delle risposte a un’intervista, effettuata mediante la distribuzione di questionari anonimi, su un campione di 3mila studenti romani di 14 scuole, con un’età dai 7 ai 20 anni. A questo strumento d’indagine è stata anche affiancata un’azione sul territorio, attraverso il «monitoraggio» dei luoghi più frequentati dai ragazzi ad opera di un’unità mobile con operatori del Ceis, che ha funzionato anche come centro d’ascolto itinerante per i giovani e le loro famiglie. I quartieri monitorati si trovano tutti in zone della Capitale con un alto tasso di degrado sociale (Torre Angela, Tor Bella Monaca, San Basilio, Tiburtino Corviale e Magliana).
Quali i risultati emersi? Ben il 30% degli intervistati dichiara di aver posato per realizzare «selfie» con foto provocanti, spesso ritraenti comportamenti sessuali espliciti. In più, il 22 % del campione – con una prevalenza dei ragazzi di terza media – afferma di aver scommesso più volte on line e riconosce di essere a rischio «ludopatia». I dati raccolti, inoltre, mettono in evidenza che il 90% degli studenti è connesso sul web quotidianamente e per l’intera giornata. Ma c’è di più: il 60% degli adolescenti è sul web anche di notte, senza perciò che i genitori se ne accorgano.
Insomma, per questa generazione di adolescenti, l’uso di telefonia di nuova generazione sta evidentemente scalzando l’impiego del computer. Con uno smartphone, infatti, si possono ormai eseguire quasi tutte le operazioni tipiche dei computer, e lo si può fare in tutta tranquillità, sfuggendo a ogni controllo degli adulti. Ammesso che ve ne siano di adulti attenti a questo tipo di comunicazioni.
A proposito dei «selfie hot», purtroppo, va anche rilevato che questo tipo di comportamento facilmente espone l’adolescente al rischio di cadere vittima di circuiti pedofili, nonché di altri soggetti malintenzionati. Per non parlare del pericolo di ricatti di vario genere.
Questo, dunque, il quadro emergente del mondo sommerso dei giovani adolescenti che si affidano con disinvoltura alla rete, un «luogo virtuale» (ma terribilmente reale al tempo stesso) dove qualsiasi imbarazzo o timidezza sembrano azzerarsi, lasciando spazio all’illusione adolescenziale di poter essere, almeno per qualche «scatto», altro da se stessi.
«Questi dati – spiega Roberto Mineo, presidente del Ceis – sono un campanello d’allarme e disegnano un quadro degli adolescenti romani che preoccupa. Occorre assolutamente fare rete con le forze dell’ordine, la scuola, l’associazionismo e le famiglie per tutelare i più giovani». «In tale contesto – aggiunge Mineo – la famiglia ha un ruolo centrale, ma non possiamo lasciarla sola. Non siamo contrari a internet e ai telefonini, ma occorre aiutare i giovani a farne un uso corretto». La preoccupazione, conclude Mineo, è «per i ragazzi e le ragazze che spesso cadono vittime del web entrando in una spirale pericolosa che spesso porta a vere e proprie dipendenze: gioco, droga e sessualità distorta. Il progetto Pari&Impari del Ceis vuole offrire uno spaccato reale della situazione per poter attivare politiche educative adeguate anche ai tempi e ai nuovi modi di comunicare e interagire dei giovani».