Italia
Libertà religiosa: mons. Galantino: «condivisa» necessità superare legislazione 1929
«In particolare – ha detto Galantino -, è stata condivisa la necessità di superare la legislazione sui ‘culti ammessi’ degli anni 1929-1930, che, per quanto emendata negli aspetti più negativi dagli interventi della Corte costituzionale, esprime un’impostazione ispirata più a una concessione sospettosa e avara che al pieno riconoscimento dei diritti originari delle persone e delle comunità religiose». Anche Galantino ammette che «la stessa nozione di ‘culto ammesso’ risulta stridente sia con i principi costituzionali», sia con gli indirizzi del magistero della Chiesa cattolica, dai quali «emerge nettamente l’esigenza di non limitarsi alla dimensione della mera tolleranza e di procedere a un pieno riconoscimento della libertà religiosa in tutte le sue dimensioni».
Galatino ha quindi ricordato quanto sia «essenziale» dare attuazione al principio della «eguaglianza nella libertà» sancito dal primo comma dell’articolo 8 della Costituzione, «mantenendo chiara al tempo stesso la garanzia complementare ma distinta offerta, rispettivamente per la Chiesa cattolica e per le Confessioni diverse dalla cattolica». Il segretario generale dei vescovi italiani ha chiesto ai partecipanti al convegno di «non sottovalutare i problemi connessi alla diffusione anche nel nostro Paese di nuovi movimenti pseudoreligiosi e delle sette, ovvero le questioni nuove legate al carattere sempre più multietnico, interculturale e multireligioso della nostra società plurale». Ed ha aggiunto a questo riguardo: «Un politicamente corretto non serve a nessuno per affrontare seriamente (e serenamente) le nuove sfide derivanti da un pluralismo confessionale sempre più dinamico e articolato».
Galatino ha chiesto di «mettere da parte la sindrome da accerchiamento» e di «creare uno spazio comune – come questo -, un ambiente di rispetto e collaborazione che va costruito con la partecipazione di tutti, anche di coloro che non hanno alcuna convinzione religiosa». Ed ha aggiunto: «Sono convinto che il dialogo su temi così importanti rappresenti non solo una possibilità ma oggi una necessità». Ed ha concluso: «Siamo in una stagione che presenta indubbi elementi di novità, sia per lo Stato sia per la Chiesa. Il tempo è propizio per cercare insieme una risposta adeguata alle esigenze della multireligiosità. Forse non si potrà essere d’accordo su tutto, ma è necessario che su tutto ci si confronti, con attenzione alle diverse identità e nel rispetto di una laicità che è (non monista ‘alla francese’ ma) pluralista e inclusiva, secondo le caratteristiche proprie dell’esperienza italiana quali indicate dalla Corte costituzionale già sul finire degli anni ‘80».