Italia
Mattarella e la Costituzione «reale»
«È stato un discorso ricco di contenuti, dove l’orizzonte del bene comune è molto forte». Questo il primo aspetto che emerge dal discorso tenuto oggi dal nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Parlamento, a giudizio di Giuseppe Savagnone, docente di dottrina sociale della Chiesa presso la Lumsa di Palermo e direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della cultura di Palermo.
Professore, dal discorso di Mattarella emerge un messaggio di responsabilità e speranza e un invito a sentirsi parte di una comunità. Un impegno a cui il presidente chiama tutti…
«Uno dei punti cardine del discorso è l’appello a un’unità che non sia solo formale, ma coinvolga il popolo intorno alla prospettiva del bene comune, per riconciliare le istituzioni e il popolo, che per ora sono distanti, intorno a una prospettiva futura. Così ha sottolineato l’importanza della partecipazione».
Il presidente ha, infatti, invitato a intendere la politica come servizio al bene comune. Parole che ricordano quelle dei nostri vescovi…
«C’è sullo sfondo una visione cristiana della società quale si esprime nella dottrina sociale della Chiesa, basti pensare alla sottolineatura del bene comune e della partecipazione attraverso i corpi sociali. Questa è una tipica sottolineatura della tradizione sociale dei cristiani: l’importanza dei corpi sociali come momento di mediazione tra l’individuo e lo Stato. Oggi noi assistiamo purtroppo a una separazione tra cittadini e Stato: da un lato, c’è l’individualismo dei primi; dall’altro, le istituzioni non riescono a interpretare le esigenze delle persone».
Grande attenzione nel discorso anche ai giovani…
«Le parole di Mattarella sottolineano la prospettiva della speranza e del futuro, puntando sui giovani, ma non in modo retorico. Infatti, il presidente mostra quali sono le condizioni per le quali questo futuro sia realisticamente perseguibile. Non è un discorso di ottimismo, ma di chiamata alla responsabilità. Il futuro si realizza se noi siamo capaci di ridiventare un popolo unito intorno alle istituzioni, in un cammino da percorrere insieme».
Nello spiegare cosa significa garantire la Costituzione, il presidente, tra le altre cose, ha parlato del sostegno alla famiglia…
«Mattarella ha fatto una serie di richiami molto precisi che vanno nella direzione del superamento del formalismo. Ha detto, infatti, che la garanzia più forte della nostra Costituzione consiste nella sua applicazione, cioè nel viverla giorno per giorno. Non ci possiamo trincerare dietro formule, per questo la famiglia resta centrale. L’elenco di attenzioni, molto ampio, tra cui si citano quelle a donne, disabili, malati, mostra l’impegno del presidente verso la realtà effettiva della nostra società. Non è solo un discorso di garanzia del suo ruolo di arbitro super partes: Mattarella ha chiesto l’aiuto di tutti per applicare veramente la Costituzione. In più punti del discorso appare, dunque, la preoccupazione per lo scollamento tra istituzioni e cittadini. Il presidente ha sottolineato la necessità che ci sia un’unità, oltre a quella territoriale, costituita dall’insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri concittadini. Ma questa unità rischia di essere fragile, sia per il dualismo tra istituzioni e cittadini sia per la crisi che ha aumentato le ingiustizie, le povertà, la mancanza di lavoro. C’è anche il pericolo che la crisi economica intacchi principi e valori. Questo è un richiamo a un aspetto importante: c’è chi si avvale della crisi per sacrificare i diritti della gente e i servizi sociali fondamentali. Dobbiamo scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale alla base della nostra Costituzione».
Mattarella ha anche citato la necessità di combattere mafia e corruzione…
«La corruzione è il simbolo di una fortissima crisi etica. Il nostro Paese non è soltanto indietro per il basso livello del Pil o per l’enorme debito pubblico, ma ha conosciuto negli ultimi venti anni una crisi etica senza precedenti. Oggi ci troviamo a dover rivendicare il primato dell’etica per salvare l’economia. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha fatto notare che una parte consistente dei mancati investimenti in Italia è dovuta alla corruzione. Mattarella nel suo discorso ha molto insistito sui danni della corruzione e non a caso qui ha citato il Papa, perché la crisi è etica e la dimensione religiosa che il Papa rappresenta è importante per rispondere alla crisi etica».
Nell’ultima parte del suo intervento, il presidente ha mostrato una Repubblica dal volto umano, che non dimentica nessuno.
«Sì, quello di Mattarella è stato un discorso di volti. Anche qui c’è un richiamo alla migliore tradizione della visione cristiana della società, secondo la quale la società non è innanzitutto le sue strutture. La società, secondo la visione cristiana, è rappresentata dalle persone che ne fanno parte: sono volti, che il presidente ha citato uno a uno, dei bambini, giovani, anziani. Storie di volti che Mattarella ha voluto fossero presenti all’inizio del suo mandato».