Italia

Monsignor Galantino (Cei): L’Italia non è fotocopia di quanto successo in Parlamento

Riprendendo la frase usata dal cardinale Bagnasco nella prolusione, «l’Italia non è una palude fangosa», mons. Galantino ha detto che la «bagarre» di ieri nelle aule parlamentari è qualcosa di «scandaloso, mortificante per l’Italia», dove però «c’è gente molto più educata, consapevole del proprio ruolo, anche nello stesso Parlamento». «Anche noi faremmo bene a tener presente questa parte del Paese davvero buona», l’invito rivolto in particolare ai comunicatori: «Siccome non amiamo stare in questa palude – ha proseguito il vescovo – amiamo pensare che c’è anche dell’altro: il nostro ruolo è dare notizia di ciò che accade, ma abbiamo anche l’obbligo di far capire che c’è gente che cammina diversamente». L’esempio citato è la Calabria, città dove è presente la criminalità organizzata e dove «molto spesso chi non la pensa come la malavita non ha gli strumenti per farsi sentire». È molta di più, cioè, la gente che «non è d’accordo con un certo stile di vita, con la maleducazione propagandata, vissuta ed esercitata».

«I numeri devono aiutarci a fare una politica realistica, e non ideologica». Ne è convinto monsignor Nunzio Galantino, segretario generale ad interim della Cei, che nella sua prima conferenza stampa in questa nuova veste ha parlato anche di famiglia, visto che il prossimo Sinodo sulla famiglia è stato all’attenzione dei lavori del Consiglio permanente. «Sono arrivate circa 160-170 risposte» ai questionari inviati dalla Cei in preparazione al Sinodo, segno che «c’è stata una grandissima partecipazione delle realtà cosiddette periferiche». Quanto alla situazione generale della famiglia, monsignor Galantino ha detto che «la famiglia fatta da un padre, una madre e dei figli in Italia è largamente, ampiamente e decisamente superiore ad altre forme di parentela affettiva». «Sono convinto che le autorità pubbliche devono garantire a tutti i cittadini i propri diritti», ha affermato monsignor Galantino, che ha messo però l’accento sulla «sindrome dell’imbarazzo» che le famiglie «tradizionali» si trovano oggi a vivere: «Sembra quasi che le famiglie debbano chiedere scusa di esistere: quando ciò accade, vuol die che gli equilibri non funzionano». «Se, ad esempio, lo Stato ha dieci euro da spendere – si è chiesto il vescovo – e se le famiglie composte da padre, madre e figlio sono l’80%, mentre le altre forme di unioni affettive sono il 20%, è così strano che si chieda di tenere conto in percentuale di queste fasce? Non in termini di moneta, ma di attenzione».