Italia
Napolitano: subito riforme, non rimarrò a lungo al Colle
Una classe politica che viene una volta di più sollecitata a svolgere il proprio mestiere, innanzitutto a definire quelle riforme istituzionali necessarie al rilancio del nostro Paese e soprattutto a definire una volta per tutte nuove regole elettorali. Anche perché, ricorda ancora il Capo dello Stato, era questo il ‘patto’ raggiunto con i partiti all’indomani delle elezioni politiche dello scorso febbraio.
Un patto che prevedeva la sua disponibilità ad essere rieletto Capo dello Stato a condizione che venissero fatte le riforme. Napolitano ha nuovamente avvertito i partiti politici e lo ha fatto con parole che questa volta non possono dare adito a fraintendimenti: dovete fare le riforme, l’Italia ve lo sta chiedendo da tempo e io non rimarrò a lungo al Quirinale.
Come dire, è necessario che si dia un’accelerazione al processo riformatore altrimenti il presidente della Repubblica potrebbe dimettersi e togliere di fatto, con tutte le conseguenze immaginabili, l’ombrello protettivo fino ad oggi offerto al governo. Il messaggio di fine anno è come consuetudine rivolto soprattutto agli italiani e alle loro difficoltà, evidentemente ingigantite e rese ancor più drammatiche dalla crisi economica che ha investito il nostro Paese.
Napolitano coglie l’occasione del suo intervento per affrontare, attraverso citazioni di frasi di alcune lettere arrivate al Quirinale, problemi quali la disoccupazione giovanile, la questione degli esodati, la difficoltà di essere ricollocati al lavoro una volta usciti dal ciclo produttivo. Una situazione che richiede ai cittadini sacrifici certo, ma non solo a loro.
Napolitano sostiene che è “un appello giusto” quando viene sollecitato sacrificio anche da parte dei politici. Di fronte a questo quadro l’Italia però non manca di coraggio, rileva il Capo dello Stato, un coraggio che “potrà far scattare la ripresa nel 2014”. Il coraggio della solidarietà, continua, il coraggio di intraprendere. Tutto questo senza dimenticare il malessere diffuso che attraversa la società, quella “fatica sociale” che caratterizza il nostro sistema-Paese. è necessario quindi, è opinione di Napolitano, “dare risposte con lungimiranti scelte di governo”. Non solo anche il Parlamento deve svolgere il suo ruolo ma per far questo “ha bisogno di nuove regole”. Un Parlamento che comunque rimane “il solo giudice sulle scelte del governo e sulla loro effettiva attuazione”.
A far da contrasto al coraggio e alla buona volontà degli italiani ci sono, sottolinea Napolitano, quelle “tendenze distruttive” che attraversano il dibattito politico con quel “tutti contro tutti” che “lacera il tessuto istituzionale e la coesione sociale”. Un atteggiamento “dissennato” da parte del mondo politico che, secondo Napolitano, rischia di “disperdere i benefici raggiunti nel difficile cammino fino ad oggi compiuto”. Insomma il richiamo alla classe politica è per portare finalmente a casa quelle riforme “obbligate e urgenti” che da tempo si chiedono.
A questo proposito il presidente della Repubblica ricorda come entrambe le Camere abbiamo approvato a grande maggioranza lo scorso mese di maggio una mozione che indicava i temi e le grandi linee di revisione costituzionale. Insomma “le riforme restano una priorita”‘ e, dice Napolitano, tocca alle forze parlamentari, “dare una soluzione” per esempio alla riforma della legge elettorale. L’auspicio del presidente della Repubblica è che “nel 2014 si vada in questa direzione”.
Anche se, come dicevamo, Napolitano sembra nutrire più di un dubbio sulle risposte che potranno arrivare dal mondo politico. Napolitano ricorda come “nei sette anni conclusosi nell’aprile scorso” e “negli otto mesi successivi alla mia rielezione, ho assolto il mio mandato raccogliendo preoccupazioni e sentimenti diffusi tra gli italiani”. Il presidente della Repubblica assicura di aver sempre mirato a rappresentare e rafforzare l’unità nazionale” richiamando tra l’altro “alla correttezza e all’equilibrio nei rapporti tra le istituzioni e poteri dello Stato”.
“Conosco i limiti dei miei poteri e delle mie possibilita”, prosegue Napolitano e quindi “nessuno può credere alla ridicola storia delle mie pretese di strapotere personale”. “Sono attento a considerare ogni critica o riserva circa il mio operato”, continua ma “in assoluta tranquillità di coscienza dico che non mi lascerò condizionare da campagne calunniose, da ingiurie e minacce”. Il presidente della Repubblica ricorda come si sia giunti alla sua conferma al Quirinale.
“Tutti sanno, anche se qualcuno finge di non ricordare, che il 20 aprile scorso, di fronte alla pressione esercitata su di me da diverse e opposte forze politiche, sentii di non potermi sottrarre a un’ulteriore assunzione di responsabilità verso la nazione in un momento di allarmante paralisi istituzionale”. è evidente, dice riportando quanto disse in occasione del suo discorso di insediamento il 20 aprile scorso che “resterò presidente fino a quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo farà ritenere necessario e possibile, e fino a quando le forze me lo consentiranno. Fino ad allora – avverte il presidente della Repubblica – e non un giorno di più; e quindi di certo per un tempo non lungo”.