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Crisi Centrafrica: mons. Coppola (nunzio), l’impegno dei responsabili religiosi

L’impegno dei missionari, di tanti religiosi e religiose «che hanno scelto di restare accanto al popolo, anche in questi tempi così difficili». Lo sottolinea monsignor Franco Coppola, nunzio apostolico nella Repubblica Centrafricana e in Ciad, raccontando le prime impressioni del suo servizio diplomatico in Centrafrica.

La violenza di mercenari e fuorilegge provenienti da Ciad e Sudan – le milizie Seleka – e quella degli Antibalaka, che per vendicarsi dei primi colpiscono tutti i seguaci del Corano. Nel mezzo, una popolazione prostrata dalla violenza. “I soldati delle forze internazionali – afferma il nunzio apostolico – cercano d’interporsi tra le due fazioni, ma l’odio e il desiderio di vendetta per i torti subiti, antichi o recenti, è talmente forte che queste milizie sono di fatto incontrollabili, anche perché si confondono con la popolazione. I responsabili religiosi, sia cattolici che protestanti che musulmani, si stanno dando tanto da fare per far comprendere alla popolazione che deve rinunciare a farsi ‘giustizia’ da sé e deve piuttosto collaborare con le Autorità per la cattura e la consegna dei colpevoli,ma i torti subiti sono troppo atroci, la sfiducia nello Stato troppo grande, per ora, per calmare gli animi”. Purtroppo, le violenze in questi ultimi giorni hanno colpito anche uomini di Chiesa: Mercoledì Santo è stato sequestrato per quasi 24 ore il vescovo di Bossangoa con tre suoi sacerdoti; Giovedì Santo un sacerdote di quella stessa diocesi è stato fermato e ucciso.

La crisi, spiega il vescovo, ha avuto origine quando, nel 2013, mercenari e fuorilegge di Ciad e Sudan “sono penetrati nel Paese, hanno vinto l’iniziale debole resistenza dell’esercito del Paese e sono avanzati verso la capitale, distruggendo e saccheggiando al loro passaggio tutto ciò che non era musulmano”. Il 23 marzo 2013 riuscivano a penetrare nella capitale e il loro leader si proclamava Capo dello Stato. “L’esercito regolare e la polizia, sconfitti, si sono dissolti, lasciando il Centrafrica in mano a questa milizia che per 9 mesi ha continuato a imperversare sulla popolazione cristiana e animista, risparmiando solo i civili musulmani”, finché “nello scorso mese di dicembre è sorto un movimento popolare di autodifesa, gli anti-balaka, che stanno commettendo gli stessi crimini, e anche di peggiori, contro la popolazione musulmana e dopo averla cacciata esercitano una sorta di controllo mafioso sul territorio”. Il nunzio riporta la testimonianza di un missionario, padre Justin, che in parrocchia ospita “un migliaio di musulmani”. “Oggi tutti i musulmani stanno pagando per le violenze di cui si sono resi colpevoli gli uomini della Seleka. Ecco perché molti di loro hanno cercato rifugio nei luoghi più sicuri e accoglienti: le parrocchie, i seminari, i conventi. Solo nella capitale, Bangui, circa 120mila persone sono accampate in una quarantina di edifici religiosi. Anche fuori dalla capitale varie parrocchie ospitano migliaia di islamici: a Bossangoa, Boda, Baoro, Bossemptele e, ovviamente, Carnot”.