Italia
Rita Levi Montalcini, una scienziata rimasta giovane nel cuore
Una giovane centenaria. Rita Levi Montalcini si è spenta domenica 30 dicembre a 103 anni, dopo una vita intensa non solo dal punto di vista della ricerca scientifica – che l’ha portata al premio Nobel per la Medicina nel 1986 e a innumerevoli riconoscimenti internazionali – ma anche per quanto riguarda l’impegno civile e politico. Una donna che ha attraversato molti e molti anni, capace tuttavia di mantenersi profondamente giovane, cioè entusiasta, piena di passione, fiduciosa e ottimista, capace di guardare sempre al futuro.
Non è un caso che uno degli ultimi atti politici di Rita Levi Montalcini, senatrice a vita, sia stato il sostegno, a Palazzo Madama, a un emendamento al decreto legge del governo su semplificazione e sviluppo per cancellare una norma che aboliva il criterio del merito nella assegnazione dei fondi ai giovani ricercatori under 40. Un appello in «difesa» dei giovani ricercatori, un atto di fiducia in loro e nella possibilità di continuare a fare ricerca in Italia. E per la formazione e l’educazione dei giovani, già nel 1992 aveva istituito, assieme alla sorella gemella Paola, la Fondazione Levi Montalcini, in memoria del padre. Una fondazione che si preoccupa anche del conferimento di borse di studio a giovani studentesse africane a livello universitario, per creare una classe di giovani donne che possano svolgere un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro Paese.
Aveva a cuore davvero i giovani, questa donna esile ed elegante. Subito dopo la sua morte, sul web, è rimbalzata come un mantra una sua frase celebre, rivolta proprio a loro: «Non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte, e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona». Una frase che acquista peso e significato nello scenario della vita della scienziata, ebrea, che ha conosciuto i tempi bui delle persecuzioni antisemite del Novecento, costretta negli anni del fascismo prima ad emigrare, e poi a rinchiudersi in casa per continuare le proprie ricerche.
Con la Toscana aveva un legame speciale.«Con Rita Levi Montalcini se ne va una donna straordinaria e un pezzo di storia della città di Montalcino», ha ricordato il sindaco Silvio Franceschelli. Dopo la nomina a cittadina onoraria, in una suggestiva cerimonia che si svolse a Montalcino nel 1992, il legame è stato rafforzato, per il suo centesimo compleanno, da un regalo speciale: la consegna di una moneta d’oro, riproduzione autentica del conio della Repubblica Senese in Montalcino (1555-1559), come spetta a tutti i residenti di Montalcino che spengono cento candeline. La scienziata – ha ricordato ancora il sindaco – «traeva le sue origini familiari proprio qui. È stata tra le persone che, in tutto il mondo, ha rappresentato ai massimi livelli Montalcino, la coscienza di questa città, lo spirito di intraprendenza e la voglia di ricerca e sperimentazione continua che l’hanno resa famosa e importante non solo all’interno della comunità scientifica ma anche nella società civile grazie alla sua straordinaria cultura e sensibilità umana».
«Salutiamo Rita Levi Montalcini con affetto, riconoscenza e profonda gratitudine. Ha saputo individuare e raggiungere i suoi obiettivi con una determinazione che deve essere esempio per tutti noi. E’ una donna che non si è piegata neanche di fronte all’allontanamento dall’Italia, durante il regime fascista, quando lei, ebrea, fu costretta nel 1938 a rifugiarsi in Belgio per effetto delle nefaste leggi razziali», ha detto Maria Chiara Carrozza, rettore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. «Ha insegnato a tutti – ha aggiunto – a saper guardare avanti, ad anteporre il bene collettivo a quello individuale, a lavorare con tenacia e determinazione, dando prova – lei mente straordinaria – di grande modestia, quando affermava che più dell’intelligenza erano stati la passione e la forza di volontà a farla progredire nei suoi studi. Ha posto da antesignana la questione delle pari opportunità e le tematiche di un femminismo costruttivo e mai sterile».