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Padre Scalfi: «Ecco perché gli ortodossi possono stare tranquilli»

La decisione della Santa Sede di elevare allo status di diocesi le 4 amministrazioni apostoliche esistenti nella Federazione Russa rappresenta per il Patriarcato di Mosca «un serio ostacolo allo sviluppo del dialogo tra le due Chiese». Ma questi timori hanno veramente un fondamento? Padre Romano Scalfi, fondatore del Centro Studi Russia Cristiana, spiega le ragioni che hanno portato il Patriarcato di Mosca ad assumere questo atteggiamento.

Partiamo dal timore che il Patriarcato può nutrire verso il proselitismo. È davvero un’ipotesi da scartare, come garantisce nella nota la Santa Sede?

«Non ci sono motivi per parlare oggi di proselitismo in Russia, soprattutto adesso che la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica sono entrambe attaccate da un secolarismo invadente. Del resto, anche diversi rappresentanti del Patriarcato di Mosca hanno riconosciuto che sono rarissimi i casi di chi è passato dalla ortodossia al cattolicesimo. Per cui – ripeto – non ci sono motivi per parlare di proselitismo. Dirò di più. Ci sono casi di ortodossi che si sono avvicinati alla loro Chiesa grazie proprio all’incontro con le nostre comunità cattoliche».

Quanto può pesare invece la paura di perdere la propria identità culturale?

«Sono d’accordo sul fatto che chi si trova in Russia deve tenere presente e rispettare la tradizione russa e la sua peculiarità. E sono convinto che in nessun modo si debbano importare con disinvoltura codici di comportamento che non appartengono a quella terra. Ma bisogna anche considerare che i cattolici in Russia sono una goccia nel mare, per cui anche se volessero, non riuscirebbero mai sconvolgere l’identità culturale del Paese».

Perché allora tanta paura?

«Il problema è che la tradizione cristiana in Russia è già stata intaccata da un secolarismo che si sta espandendo sempre di più, sia fra i cattolici sia fra gli ortodossi. È stato fatto recentemente un sondaggio in Kazakhstan dal quale è emerso che il 70% della popolazione ha dichiarato di non credere in Dio. Il secolarismo è l’unico problema da affrontare e da affrontare insieme. Si rischia infatti di dimenticare che la centralità del cristianesimo è l’annuncio di Cristo. Il territorio canonico? Il territorio canonico è degli atei».

Di cosa ha bisogno la Russia?

«La Russia ha bisogno di ritornare a Cristo. Perché il cristianesimo fa parte della sua lunga tradizione. La Russia ha perso oggi il senso cristiano della sua storia e della sua cultura. E allora ha bisogno che l’ecumenismo sia missionario e che la missione sia ecumenica. C’è da cristianizzare la Russia così come c’è da cristianizzare tutta l’Europa. Questo è l’unico problema».

Come superare l’impasse?

«Non vedo i motivi per cui ci debba essere una divisione tra cattolici e ortodossi. Noi collaboriamo tutti i giorni e cordialmente con tanti ortodossi e vediamo che sempre di più si allarga questa comprensione reciproca. Noi crediamo che è possibile continuare a lavorare insieme per un annuncio cristiano. Ci lega l’amore per l’ortodossia, per una tradizione che ha meriti grandissimi. Noi crediamo a quello scambio di doni tanto auspicato dal Papa».

Sir

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