Italia

Insegnanti di religione, sul ddl del governo le solite polemiche

Con l’approvazione la scorsa settimana da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge per la nuova disciplina dello stato giuridico degli insegnanti di religione, sembra veramente che per «gli ultimi precari della scuola», gli oltre 20 mila insegnanti di religione (dei quali circa un migliaio in Toscana), sia arrivata la svolta tanto attesa.

Un’immissione in ruolo accompagnata però da roventi polemiche ed osteggiata come di consueto dai laicisti e dagli anticlericali di sempre: «Il disegno di legge è davvero vergognoso e costituisce uno schiaffo a tutti gli insegnanti» (Verdi); «Il provvedimento rischia di determinare situazioni di profonda ingiustizia» (Uil); «Gli insegnanti di religione non possono essere trattati dallo Stato alla pari degli altri docenti» (Sdi). E non è mancato anche un duro commento da parte dell’ex ministro dell’istruzione ed attuale responsabile dei Ds per la scuola, Luigi Berlinguer, che, mentre sosteneva che «i Democratici di sinistra sono con gli insegnanti in agitazione per le loro legittime rivendicazioni», al tempo stesso giudicava «gravissima la procedura per gli insegnanti di religione».

È evidente che siamo di fronte a «irrigidimenti ideologici» e a «tentativi di strumentalizzazione», probabilmente gli stessi che avevano impedito, nella passata legislatura, una conclusione positiva della vicenda. Non a caso don Vittorio Bonati, dell’Ufficio catechistico della Conferenza episcopale, ha ricordato in una nota, con cui plaudeva all’iniziativa del Governo, che il disegno di legge sull’argomento presentato dal diessino Giuseppe Lumia, all’epoca presidente della Commissione antimafia, prevedeva grosso modo quanto proposto ora dal ministro Letizia Moratti.

Basta poi scorrere il testo del disegno di legge per rendersi conto che in fondo l’attuale Governo ha semplicemente deciso di eliminare la grave ed evidente situazione di penalizzazione e di discriminazione degli insegnanti di religione, riconoscendo loro pari diritti sul piano della tutela della lavoratrice madre e del lavoratore padre, del diritto allo studio, dello sviluppo della professione docente, del regime delle assenze, della fluttuazione dell’orario di insegnamento. Una equiparazione a cui si arriva oltretutto applicando norme che già esistono, alcune delle quali comuni a tutto il personale della scuola: accesso al ruolo solo attraverso un concorso per titoli ed esami (anche per chi insegna da trent’anni!), obbligo di precisi titoli di qualificazione professionale (quelli concordati nel 1985 fra Stato italiano e Conferenza episcopale), possibilità di usufruire, in caso di perdita del posto, di forme di mobilità o di diversa utilizzazione (ma solo nel rispetto delle procedure che valgono per tutti gli insegnanti).Niente a che vedere, quindi, con il presunto trattamento di favore paventato da taluni. Più semplicemente il tentativo di togliere da una condizione di «precariato a vita» migliaia di padri e madri di famiglia, mettendo così fine ad una condizione di grave instabilità che in passato ha costretto tanti docenti – spesso i più preparati e motivati – a cercare soluzioni lavorative di maggiore certezza. Forse in questi anni c’è proprio chi ha scommesso sul persistere di questa condizione: maggiore era infatti il disagio personale degli insegnanti peggiore sarebbe risultata inevitabilmente la qualità dell’insegnamento e, di conseguenza, sicuramente sempre più elevato il numero dei «non avvalentesi».

Il disegno di legge del Governo rappresenta allora un «duplice» atto di giustizia: verso le migliaia di insegnanti di religione che in questi anni, pur avendo talvolta a disposizione altre opportunità lavorative, hanno scelto di non abbandonare – perché profondamente convinti del valore e dell’insostituibilità educativa di quest’ora così particolare –, ma anche, soprattutto, nei confronti degli oltre sette milioni di alunni e delle loro famiglie (più del 93% del totale) che anche in quest’anno scolastico hanno scelto liberamente la fatica dell’impegno, «affascinati» da questa «ora» che, nonostante tutte le difficoltà, mette in contatto con il Mistero della vita come nessun’altra è capace di fare.

M.Ca.