Italia
Venti di crisi sulle democrazie europee
Tale crisi deve essere presa sul serio perché non è senza precedenti: anche se le condizioni storiche sono radicalmente diverse, la crisi degli anni Venti resta nella memoria per ricordare quanto la democrazia sia un bene prezioso e fragile, e che è mortale, che una sua malattia può provocare soltanto una disgrazia e che nessuna nazione, anche di grande tradizione democratica è al riparo della tentazione di una scelta deviante.
Quali sono i sintomi della crisi? Questa si manifesta attraverso segni diversi. Senza volere stabilirne un elenco completo, si può notare, in opposizione a un sistema politico che si vuole anzitutto come una costruzione collettiva e solidale, l’esacerbazione dell’individualismo fino ad una moltiplicazione delle candidature, particolarmente estremiste e di protesta, ad ogni elezione con la dispersione conseguente dei voti: i sociologi della politica hanno osservato l’irruzione nel voto di un vero consumismo e parlano di uno «zapping» elettorale il cui risultato è l’attaccamento debole a una famiglia politica. Jacques Maritain definiva la democrazia come un «vivere insieme»: «Vivere insieme scriveva in L’uomo e lo Stato (1953) significa partecipare in quanto uomini, e non come un bestiame, cioè in virtù di una libera accettazione fondamentale, a certe sofferenze comuni e ad un certo compito comune». Questo doppio sentimento di appartenenza sembra oggi la cosa meno condivisa dagli abitanti dell’Europa.
La crisi si alimenta anche da un indebolimento dell’attenzione che i cittadini concedono ai problemi comuni, alla cosa politica, nel senso nobile della parola, cioè all’interesse pubblico e al bene comune, a favore degli interessi privati. Tale indebolimento alimenta il ripiegamento su se stessi e la paura: paura dell’Altro, paura dello Stato, paura dell’Europa, paura del mondo, paura di tutto e favorisce i politici populisti che invece di costruire dei grandi progetti e di vararli, esacerbano ed esaltano le questioni locali, invece di fare appello all’intelligenza, sollecitano l’istinto e la paura invece della fiducia e della serenità. La crisi è mantenuta anche dall’irresponsabilità della stampa, particolarmente dalla televisione le cui immagini hanno assunto un peso singolare: sottolinea quasi sistematicamente le cose negative, ignora ciò che è positivo e mantiene così un clima di timore e di rancore per non dire di rabbia.
La questione della costruzione europea è da questo punto di vista esemplare: si è arenata nei regolamenti tecnocratici, probabilmente necessari ma a detrimento degli orientamenti esaltanti voluti dai padri fondatori negli anni Cinquanta. Qui risiede il valore della politica. Attraverso questa strada la democrazia può uscire dalla crisi. «Duc in altum»: l’espressione si applica anche all’insieme della società civile.