Italia

Legge immigrazione, la replica della Migrantes

«Il Crociato della Mecca italiana». È questo il titolo di un articolo, apparso il 22 luglio, in prima pagina, sul Corriere della Sera, e riferito alle «presunte» posizioni di mons. Antonio Cantisani, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, contro la legge sull’immigrazione. L’articolista, tra l’altro, scrive: «La Chiesa di Cantisani sommuove e commuove proprio l’Italia meno ricca, i marginali del Sud, e li promuove ad avanguardia dei naufraghi, li invita alla disobbedienza e all’odio contro la legge».Pubblichiamo qui di seguito una nota della Fondazione Cei, Migrantes, in merito a tale vicenda. “Poca l’obiettività per non dire nulla, quando si scrive: “Proprio questa è la brutta parola che l’arcivescovo ha usato: odio”. Parola che – sempre nell’articolo citato – viene ripetuta poche righe prima, abbinandola a “disobbedienza” e declinata poco dopo con “odiare”. A dir poco fantasioso, inoltre, è interpretare la proposta di dialogo del vescovo come amoreggiamento per l’islam e rinuncia alla propria identità italiana e cristiana. È fuori dell’obiettività, infine, attribuire personalmente al vescovo quanto è stato elaborato da gruppi e organismi ecclesiali. Se si vuole cogliere autenticamente il pensiero e il sentire di mons. Cantisani è doveroso rifarsi alla sua omelia, pronunciata in duomo il 16 luglio: è in base a questo suo intervento personale che vanno interpretati altri interventi della sua Chiesa e non il contrario. A un certo punto, parlando della “promozione dei diversi”, egli entra in argomento sulla legge e dice testualmente: “E così il pensiero va agli extracomunitari che sono in città 1200. Consentitemi di confidarvi che la legge sull’immigrazione recentemente approvata crea problemi alla mia coscienza di uomo, di cristiano, di vescovo. Dal direttore della Caritas Italiana è stata definita contraddittoria. È certo, tra l’altro, che è un a legge funzionale al nostro sistema economico e sociale (e così il lavoro è ridotto a merce!). Ma quel che è più grave è il fatto che ancora una volta non si è regolamentato il diritto di asilo per i rifugiati. C’è il rischio che, più che combattere la clandestinità, si finisca col farla aumentare”. E successivamente, citando “il pensiero di un grande vescovo nel quale mi ritrovo perfettamente”, mons. Cantisani aggiunge: “Mi preme sottolineare l’urgenza e la necessità di ‘dare forza e amabilità a una esistenza vissuta nel rispetto delle regole, mostrando che una vita umile e paziente, rispettosa delle leggi ed estranea alla prepotenza, non è atteggiamento imbelle, ma è umana e forte'”. E poco più avanti afferma: “È proprio lo sviluppo della cultura della socialità e della solidarietà, necessario presupposto per la crescita del senso della legalità”. Mons. Cantisani è stato per tanti anni presidente della Migrantes nazionale, e ha fatto sua la nota apparsa sull’ultimo numero dell’agenzia Migrantipress (n.29), là dove, dopo gli appunti critici nei confronti della nuova legge, si ribadisce: “Ormai la legge c’è e da buoni cittadini se ne deve prendere atto, anche se da buoni democratici si può continuare a chiedere, a premere, a proporre perché qualche pezzo dell’articolato cambi e non nei secoli futuri. Ripetiamo: la legge c’è; e la causa stessa dei migranti, anzi dell’intera nostra società di cui gli immigrati sono ormai parte integrante e consistente, non la si può promuovere d’ora in poi ignorando o violando la legge; al contrario vanno individuati e sfruttati al massimo gli spazi di azione che in regime democratico essa ancora consente di occupare, con atteggiamento critico e propositivo”. • LE CRITICHE DELLA FONDAZIONE MIGRANTES• LA NUOVA LEGGE IN SINTESI