Italia

Ciampi chiede più pluralismo nell’informazione

DI M. MICHELA NICOLAISUn invito, per il legislatore e le forze politiche, a “passare dalle parole ai fatti”, senza “personalismi” o “compromessi”, ma “recuperando l’ispirazione personalistica e cattolica della Costituzione” e lo spirito “popolare” della politica. E’ il giudizio di Gaspare Barbiellini Amidei, già direttore di importanti quotidiani e sociologo della comunicazione, sul messaggio inviato il 23 luglio dal presidente Ciampi alle Camere in materia di pluralismo dell’informazione.

“Una legge di sistema, intesa regolare l’intera materia delle comunicazioni, delle radiodiffusioni, dell’editoria di giornali e periodici e dei rapporti tra questi mezzi”: è una delle proposte avanzate dal presidente della Repubblica, secondo il quale nell'”atteso testo normativo dovrà trovare coerente sistemazione la disciplina della tutela dei minori”.

Il rapporto tra pubblico e privato in materia di informazione (con un “ruolo centrale” assegnato al servizio pubblico radiotelevisivo ed il divieto di “posizioni dominanti” nel settore privato); la necessità di “una politica comune europea in materia di informazione”; il primato del ruolo “di indirizzo” dello Stato, rispetto a quello delle Regioni: questi altri temi toccati nel messaggio, in cui Ciampi ribadisce il valore del “pluralismo culturale” come “ricchezza inestimabile del nostro Paese” e “sorgente di libera formazione della pubblica opinione”. Su questo punto interviene Giuseppe Savognone, intellettuale cattolico esperto in comunicazione.

“Serenità e pacatezza”. Secondo Barbiellini Amidei, la “novità” del messaggio del presidente della Repubblica consiste essenzialmente nella “forza dello strumento usato” (il messaggio unificato ai due rami del Parlamento) e nei “toni” scelti, all’insegna “della serenità e della pacatezza”, che “contrastano con il clima inevelenito di questi ultimi tempi, caratterizzati da un’eccessiva personalizzazione del dibattito sull’informazione”. In un “sistema informativo sempre più invasivo dal punto di vista tecnologico”, sostiene il sociologo sintetizzando le posizioni di Ciampi, “è ancora attuale la lezione della Costituzione, sia nel rispetto di tutti i diritti di pensiero e di espressione, sia nella sua radice personalistica a tutela di un sistema in cui non ci siano diseguaglianze”.

…Dalle parole ai fatti. Il problema, semmai, è “l’attuazione di principi pacifici, condivisibili ed essenziali per la convivenza civile” come quelli ricordati da Ciampi, il cui “merito” secondo Barbiellini Amidei è di “sollecitare a fare politica attraverso i principi, un po’ come faceva Einaudi con le sue ‘prediche utili'”. Se il Parlamento “riuscirà a ‘spersonalizzare’ il dibattito sull’informazione, cessando di farne quasi solo uno spunto ‘contro’ la situazione attuale o, sul versante opposto, a favore della conservazione dell’esistente” – è la tesi del sociologo – sarà possibile “recuperare lo spirito dei padri Costituenti, senza però un ritorno al consociativismo o al compromesso, ma nel rispetto dell’unità del Paese e del ruolo specifico del governo e dell’opposizione in un sistema democratico”. No, quindi. a “leggi-fotografia” sull’informazione, sì a “leggi in grado di dare ragione della complessità del ‘sistema-Italia'” – come auspica anche il presidente Ciampi nel suo messaggio -, partendo dalla constatazione che “oggi un uomo privato del diritto ad informare e ad essere ‘correttamente’ informato è una sorta di ‘cittadino dimezzato'”.

Per un’informazione “di valore”. “Non c’è democrazia senza pluralismo e imparzialità dell’informazione”, ricorda Ciampi a chiusura del suo messaggio alle Camere, in cui fa presente che “un processo di innovazione affidato alle forze della società, promosso e accompagnato dall’azione pubblica in una appropriata corcnice normativa, è la base per una nuova stagione di sviluppo morale e materiale della Nazione”. In questa prospettiva, precisa al Sir Giuseppe Savagnone, responsabile della pastorale della cultura in Sicilia, “la battaglia per un’informazione intesa come un grande fenomeno comunicativo che non può essere solo ‘tecnico’ riguarda tutti: in primo luogo i giornalisti stessi, chamati non solo a ‘narrare’ i fatti, ma anche ad offrire alla società un orizzonte di senso grado di provocare domande e di sollecitare risposte ‘di valore'”. Oggi, invece, per Savagnone “viviamo in un Paese che sostanzialmente non crede più che ci sia un compito educativo da svolgere: se c’è una battaglia che l’Italia ha rinunciato a combattere, è proprio quella sull’educazione, ormai affidata quasi soltanto a ‘surrogati’ come la tv o in mano conduttori e cantanti, gli unici ‘maestri’ delle nuove generazioni. La famiglia, la scuola e le altre agenzie educative dovrebbero, invece, riappropriarsi del proprio ruolo: alzare bandiere bianche, in questo campo, è ancora più grave quando è il frutto non di una battaglia persa, ma di una rinuncia preventiva”. • «Pluralismo e imparzialità». Messaggio alle Camere del Presidente Ciampi (23 luglio 2002)• Il commento di Fisc e Sir