Italia
Perché «no»: Sicurezza e accoglienza sono adesso più difficili
Il complesso problema dell’immigrazione deve essere affrontato e può essere risolto da una legislazione e azione politico-istituzionale che sappia fare sintesi delle molteplici legittime esigenze tra loro solo apparentemente contrastanti. Da una parte l’esigenza dell’accoglienza motivata dalla solidarietà umana e dalle necessità della nostra economia, il riconoscimento ed il rispetto dei diritti inalienabili della persone; dall’altra l’esigenza di sicurezza delle nostre comunità, il contrasto della immigrazione clandestina, l’integrazione di ciascun immigrato e della sua famiglia nel tessuto sociale del nostro paese.
La nuova legislazione sull’immigrazione, nota come legge Fini-Bossi, al di là della propaganda politica che l’ha accompagnata, non realizza anzi rende ben più complicata quella delicata sintesi da tutti ritenuta necessaria. Da qui la mia contrarietà.
Con la Fini-Bossi l’immigrato non è una persona titolare di diritti e di doveri bensì un potenziale clandestino e mera forza lavoro. Non può che essere questa l’interpretazione delle norme che rendono obbligatorie le impronte digitali, che negano all’immigrato il diritto di difesa giurisdizionale e che fanno coincidere il permesso di soggiorno con il contratto lavoro.
Con la Fini-Bossi a causa di una complicata normativa, di farraginose procedure e dell’abolizione della figura dello sponsor sarà molto complicato per un immigrato ottenere il contratto di soggiorno ed una volta ottenuto sarà per lui molto facile scivolare nella condizione di irregolare e/o clandestino. Con la Fini-Bossi si riduce drasticamente il ricongiungimento familiare e la possibilità per un immigrato di usufruire nel nostro paese di servizi essenziali quali la sanità e l’istruzione, per non parlare dell’obbligo del pagamento di contributi previdenziali che non verranno restituiti al ritorno nel proprio paese.