Italia
I minori stranieri vogliono crescere
È il quadro, sommario, tracciato nel corso di un convegno promosso a Pisa dall’associazione «Il Simbolo» in collaborazione con la Caritas diocesana, il consorzio «Polis», la cooperativa «Il Simbolo» e il Centro solidarietà di Pisa. Interamente dedicato a fare il punto della situazione sul fenomeno dei cosiddetti «minori stranieri non accompagnati», ossia quei giovani immigrati che giungono in Italia privi del sostegno di un adulto di riferimento.
Un fenomeno a cui la Toscana è tutt’altro che immune. Secondo i dati ufficiali del Comitato per i minori stranieri, l’organismo istituito appositamente per la gestione del fenomeno, le segnalazioni di «under 18» immigrati che si trovano in quella situazione sono 1.786, il 12% del totale nazionale. Un valore alto che colloca la Toscana al quarto posto di un’ipotetica graduatoria nazionale subito dietro la Puglia, la Lombardia e il Lazio.
La Caritas diocesana di Pisa, però, invita a non trarre conclusioni affrettate: «Sarebbe errato concludere automaticamente che il fenomeno sia in crescita spiegano gli operatori : l’aumento delle segnalazioni potrebbe anche significare che il problema sta, finalmente, cominciando ad emergere dal cono d’ombra in cui era rimasto fino a poco tempo fa. Ciò detto aggiungono una maggiore attenzione e un approfondimento, per capire che cosa realmente sta accadendo, è senza alcun dubbio necessario vista la rilevanza delle cifre».
Anche per questo oltre centocinquanta persone, rappresentative di 23 amministrazioni comunali (di cui sette provenienti da fuori regione), due provinciali, 37 cooperative sociali, trenta associazioni e nove Caritas diocesane si sono ritrovate a riflettere, sabato, nell’auditorium «Maccarrone» della Provincia di Pisa.
Tanti i nodi critici emersi dall’intervento di Emanuele Rossi, ordinario di diritto pubblico all’Università Sant’Anna, il quale, in punta di diritto, ha dimostrato come «il minore sia soggetto debole a prescindere dalla qualifica» e che, quindi, «costituzione alla mano, non dovrebbero esservi differenti forme di tutela fra giovani stranieri e italiani». Ma spunti su cui meditare sono giunti anche dalle relazioni di Nicoletta Bellin, assistente sociale del comune di Torino, Alessandro Giussani del Consorzio «Gino Matterelli». E soprattutto di Gianni Fulvi, responsabile del settore minori della Caritas di Roma. Che ha evidenziato i possibili rischi connessi alle modifiche normative introdotte dalla «Bossi-Fini» «la quale riconosce il permesso di soggiorno per minore età, convertibile al compimento dei 18 anni, soltanto a quei giovani che possono dimostrare di essere in Italia da almeno tre anni e di aver seguito, da almeno due, un percorso d’inserimento sociale presso una struttura». La conseguenza «probabile è che si abbasserà notevolmente l’età dei giovani immigrati non accompagnati».
Altre critiche hanno riguardato il ruolo e il funzionamento del Comitato per i minori stranieri. Temi che hanno suscitato l’interessamento delle tante autorità intervenute, compreso il vicepresidente dell’amministrazione regionale Angelo Passaleva e il rettore dell’Università di Pisa Luciano Modica. Ma che, soprattutto, hanno fatto emergere il bisogno di continuare a riflettere, elaborando anche proposte concrete da promuovere nei contesti locali. Una necessità di cui si è fatto portavoce il presidente del Csp don Claudio Desii proponendo la costituzione di «un forum per i minori stranieri».