Italia

Immigrati, dal Papa l’invito a superare l’intolleranza

di Ignazio Ingrao 190 milioni di individui vivono lontano dallo Stato in cui sono nati. 175 milioni sono i migranti per motivi economici. 16 milioni i rifugiati. 50 milioni gli sfollati. Sono i dati citati da mons. Stephen Fumio Hamao, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, presentando il messaggio del Papa per l’89ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Il messaggio di Giovanni Paolo II è stato diffuso il 2 dicembre, all’indomani dei due tragici naufragi di navi di clandestini al largo delle coste italiane. Il Papa prende a cuore il destino di quanto fuggono da situazioni di povertà o di guerra rischiando la vita e raccomanda maggiore impegno nella lotta contro il razzismo che si diffonde nei “Paesi di accoglienza”. Puntare all’integrazione. Nella conferenza stampa di presentazione del messaggio del Papa per la Giornata del migrante e del rifugiato, i rappresentanti del Pontificio Consiglio hanno riflettuto sulle ragioni dell’intolleranza e sulle modalità per fronteggiarla. A seguito dei fatti dell’11 settembre 2001, ha notato Hamao, “dilaga la paura del terrorismo”, di conseguenza “l’atteggiamento generale verso le persone di diversa cultura e religione, che vivono vicino a noi è divenuto più ostile, xenofobo, quando non razzista”. Bisogna reagire a tale atteggiamento ricordando che “stiamo parlando di esseri umani” con “esigenze, aspirazioni, qualità, fragilità, identiche alle nostre”.Mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio, ha chiamato in causa “la mediazione politica” per passare dall’enunciazione dei principi alla gestione delle realtà concrete. “C’è il diritto di emigrazione – ha detto Marchetto – ma c’è anche il diritto alla regolazione dei flussi migratori”. Per il segretario del Pontificio Consiglio “se abbiamo bisogno degli immigrati per il nostro mercato del lavoro, dobbiamo trattarli in modo degno”.

“L’intolleranza – ha osservato Marchetto – si manifesta anche nell’esclusione sociale degli stranieri o dei non nazionali, nella discriminazione contro di essi nel mondo del lavoro, in ciò che riguarda gli alloggi e la sanità e nell’interazione di vario tipo con la società civile”. Non va nascosto, ha aggiunto, “il ruolo importante dei mass-media e la grande responsabilità che essi hanno. Il modo in cui si espongono di fatto le stesse notizie può incoraggiare, magari anche senza volerlo, la crescita della tolleranza e della mutua accettazione, oppure, dare origine o fornire esca a fenomeni di razzismo o xenofobia”.

“Un fenomeno strutturale”. Non bisogna dimenticare, ha proseguito il sottosegretario del Pontificio Consiglio, padre Michael Blume, che “le attuali migrazioni non sono un fenomeno marginale, che esige solo risposte di emergenza, ma risultano essere un fenomeno strutturale che coinvolge moltissime nazioni e incide profondamente nella vita sociale, culturale e religiosa degli Stati di partenza e di arrivo”.

“Le retoriche anti-razziste”, secondo padre Blume, non sono sufficienti per combattere efficacemente l’intolleranza e la xenofobia che si diffonde in molti paesi. La vera scommessa è quella della carità: “Scommettere sulla carità erode la xenofobie e le sue manifestazioni più dure nel razzismo”. E’ un impegno che coinvolge le comunità cristiane e che “passa per diverse tappe: dalla tolleranza al rispetto e a un’autentica ‘interculturalità'”.

Scongiurare lo “scontro di civiltà”. A chi sostiene che gli attuali flussi migratori alimentano “un conflitto di civiltà” in atto tra cristianesimo e islam, Marchetto ha replicato che tale conflitto non va considerato “inevitabile”: “Questo scontro si può evitare e va evitato”. Bisogna, ha s ottolineato Marchetto, “tenere presente nelle nostre analisi questa preoccupazione dello scontro che è presente in alcuni settori dell’opinione pubblica”. Ma occorre anche richiamare “i principi di reciprocità domandando ai nostri fratelli dell’islam di farsi avvocati presso le proprie autorità dei diritti di libertà di religione, di coscienza e di culto”. Il vescovo ha ribadito che “la grave responsabilità morale di chi ‘divide’ l’umanità si situa non soltanto nella inesprimibile sofferenza inflitta a persone innocenti, ma ancor più nel fatto che essa va contro il disegno che Dio ha stabilito per l’umanità sin dall’inizio”.

Le emigrazioni, ha spiegato il segretario del Pontificio Consiglio, sono una sfida all’ecumenismo e al dialogo interreligioso. Per questa ragione sarà presto pubblicato un aggiornamento del documento sulla cura pastorale dei migranti che risale al 1967. Il Pontificio consiglio della pastorale per i migranti contribuisce al dialogo ecumenico anche attraverso le relazioni con le altre chiese cristiane. Ad esempio, è già stato annunciato che al congresso mondiale sulle migrazioni, che si terrà l’anno prossimo, interverranno anche i rappresentanti delle altre confessioni cristiane.

Il testo del Messaggio del Papa