Italia
Mcl, trent’anni di vita
Il Movimento cristiano lavoratori nel momento in cui celebra i trent’anni della sua fondazione sotto lo slogan «Cattolici per un progetto» è affidato alla guida di un fiorentino di 52 anni, Carlo Costalli, che è stato eletto al massimo ruolo del Movimento nel congresso che si è svolto a Roma alla fine di giugno del 2001. Costalli fu dapprima uno dei protagonisti dell’uscita dalle Acli e poi della nascita vera e propria del Movimento cristiano lavoratori. In Toscana, attualmente, il Movimento è presente con 35 mila soci distribuiti in 244 circoli così suddivisi provincia per provincia: Firenze 140, Arezzo 40, Pistoia 25, Lucca 15, Prato 10, Massa 8, Pisa 8, Siena 5, Livorno 3 (non ci sono circoli in provincia di Grosseto).
Il Movimento cristiano lavoratori rivendica radici antiche che affondano nei fermenti dell’inizio del Novecento, «quando la presenza dei cattolici nella società italiana diventò spiega il presidente nazionale Carlo Costalli una scelta in parte indotta dalla Chiesa stessa e in parte dalla necessità, perché i cattolici, allora come oggi, rischiavano di essere schiacciati e cancellati dal laicismo imperante. Nel corso dei decenni l’impegno sociale delle origini ha cambiato varie volte la forma, e si è confrontato con la realtà della politica partitica. Nel dopoguerra si affermò fra i cattolici la necessità di non lasciare ai soli comunisti e socialisti il monopolio dell’organizzazione della rappresentanza de lavoratori. Non dimentichiamo spiega ancora Costalli che per formazione e origini, la maggior parte dei lavoratori era di estrazione cattolica. Da una costola del sindacato unico di allora, seppure in contesti e per ragioni differenti, maturarono le condizioni che portarono poi alla nascita della Cisl e delle Acli». Dopo di che, all’inizio degli anni Settanta ci fu la scissione dalle Acli e la nascita del Movimento cristiano lavoratori.
Trent’anni dopo, Costalli ribadisce «che gli sviluppi della situazione in generale, e dei movimenti cattolici in particolare, abbiano dimostrato che le motivazioni della crisi registrata negli anni Settanta erano sostanziali e non il frutto di valutazioni unilaterali».
Allora, i «fuoriusciti» accusarono le Acli di una vera e propria ubriacatura ideologica che le avrebbe allontanate dalla dottrina sociale della Chiesa. E oggi? «Per quanto riguarda noi risponde il presidente Mcl , mi sento di dire che il Movimento ha vinto la scommessa sottoscritta trent’anni fa, pur avendo dovuto percorrere una strada difficile e tutta in salita. Il Movimento è stato coerente con la sua ragione d’essere, con il Magistero della Chiesa e con quel ruolo assegnato dal Papa di portare il messaggio cristiano in mezzo al mondo del lavoro».