Italia

In Terra Santa sulle orme di La Pira

di Claudio TurriniDopo il «ponte» a due arcate tra Fatima e Mosca, per unire Oriente e Occidente, i giovani dell’Opera La Pira rilanciano dalla Terra Santa il loro impegno di pace. Ripercorrendo le orme del «sindaco santo», dal 5 al 9 novembre, 80 giovani hanno pregato sui luoghi santi, hanno incontrato le autorità civili e religiose e hanno allacciato rapporti di amicizia con giovani ebrei e palestinesi che ci si augura potranno proseguire anche nell’attività dei campi-scuola che l’Associazione organizza da 50 anni in Toscana.

E come faceva il «Professore», prima di partire, si sono rivolti alle claustrali per chiedere il sostegno dell’orazione e ricordare quanto La Pira aveva scritto loro nel Natale 1967, al ritorno da Gerusalemme: «Perché non iniziare proprio da qui, dalla Terra Santa, la nuova storia di pace, d’unità e di civiltà dei popoli di tutta la terra? Perché non superare con un atto di fede religioso e storico, e perciò, anche politico, tutte le divisioni che ancora tanto gravemente rompono l’unità della famiglia di Abramo, per iniziare, proprio da qui, quell’inevitabile moto di pace destinato ad abbracciare tutti i popoli della terra e destinato ad edificare una età qualitativamente nuova della storia del mondo?».

Il punto di partenza del pellegrinaggio è stata la Basilica del S. Sepolcro a Gerusalemme, dove mons. Pietro Sambi, Nunzio apostolico in Israele, ha celebrato il 5 novembre l’eucarestia nell’anniversario della morte del «Professore», del quale ha tracciato un appassionato ritratto. Dopo cena, nell’incontro informale, il Nunzio ha espresso le sue preoccupazioni per i giovani attratti dagli estremismi e per ambo le parti che sembrano non impegnarsi oggi nella risoluzione del conflitto nell’illusione di essere in grado domani di imporre la pace all’altro.

Poi la visita a Betlemme «assediata» dalle truppe israeliane e l’incontro con P. Ibrahim Faltas e il «Terra Sancta College» dove studiano mille tra bambini e giovani, un quarto dei quali musulmani. E per la prima volta ad un gruppo di cristiani (comprese le ragazze!) si apre ufficialmente anche la moschea dove il gruppo viene ricevuto cordialmente dall’Iman.

Quindi di nuovo a Gerusalemme, con la preghiera sui luoghi sacri, l’omaggio alle vittime dell’Olocausto e l’incontro con la giornalista Emanuela Dviri, una delle voci ebraiche più impegnate sul fronte della pace. Infine la Galilea, con la sosta sul lago di Tiberiade e la Messa celebrata dal patriarca Michel Sabbah nella chiesa del Primato di Pietro, a Tabgha. A Nazareth il gruppo è accolto dal sindaco (un arabo cristiano) e dal vescovo Giacinto Boulos-Marcuzzo, appassionato ed energico difensore della sua gente. Anche qui il ricordo di La Pira carica di speranza ogni incontro, ogni colloquio: nella basilica dell’Annunciazione da pochi giorni è stato collocato un bassorilievo del «Professore». E ai giovani arabo-cristiani che raccontano le loro storie e le loro difficoltà, l’arrivederci in Italia, per un cammino di pace che ci si augura sia solo all’inizio.

Il «diario» del pellegrinaggio, redatto da Gabriele Pecchioli