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Dall’ambasciatore israeliano un appello a sorpresa: «Riprendete i pellegrinaggi»
«Sto cercando di allargare la rete delle conoscenze spiega il diplomatico . Mi interessa decifrare questo mistero chiamato Chiesa cattolica, ma soprattutto sto incontrando vescovi e preti per promuovere la ripresa dei pellegrinaggi in Terra Santa».
La notizia suona nuova. Finora, infatti, erano soprattutto i cristiani che vivono in Palestina a chiedere la ripresa dei pellegrinaggi anche perché, spesso, sono proprio le autorità israeliane a creare difficoltà attraverso i controlli snervanti in entrata e in uscita da Israele, oppure «esportando» all’estero, tramite i mass media, la paura per gli atti terroristici dei kamikaze.
«In parte è vero ammette Oded Ben-Hur . Purtroppo siamo costretti a fare questi controlli. È un’esigenza di sicurezza che ci costa molto, che scoraggia chi vuole visitare Israele. Condivido che si debba fare qualcosa per agevolare la situazione. Io come ambasciatore, sentendo queste lamentele le riferisco spesso alle autorità israeliane e in particolare ai diretti responsbaili dell’aeroporto di Tel Aviv. Purtroppo, dopo le Olimpiadi di Monaco del 1972 quando sono stati uccisi i nostri atleti, viviamo blindati anche fuori da Israele: nelle ambasciate come nelle sinanoghe».
È così che Oded Ben-Hur apre il capitolo palestinese ed in particolare quello del terrorismo e della sua influenza sulle comunità cattoliche di Terra Santa che sarebbero «terrorizzate dai loro fratelli musulmani». «I terroristi non sono più di 40 mila, ma questi a giudizio dell’ambasciatore tengono in ostaggio 5 milioni di palestinesi e di cristiani. Questo è quello che il mondo deve sapere. E per risolvere il problema dobbiamo seccare la palude di finanziamenti alle organizzazioni terroristiche. I miliardi di dollari che ricevono passano proprio dalle banche europee. Sappiamo con certezza da dove i soldi vengono e dove vanno».