Italia

A Mosca, sulle tracce di un profeta di pace

di Giovanni Spinoso

Sabato 27 marzoFirenze. Partenza per Mosca: ci accompagna una mattina piena di sole. Sono 12 i giovani dell’Opera per la Gioventù «Giorgio La Pira» che partono per la prima volta in Russia. Con loro Giorgio Giovannoni, in rappresentanza della Fondazione «Giorgio La Pira», Stefano Campigli del Consiglio direttivo dell’Opera e don Marco Pierazzi, assistente spirituale dell’Opera.

Sono passati 45 anni dal primo pellegrinaggio a Mosca (agosto 1959) del Professor La Pira e 20 dal primo viaggio dell’Opera.

All’aeroporto moscovita vengono a prenderci gli universitari del Mgimo (Istituto delle relazioni internazionali del Ministero degli esteri) che hanno partecipato ai campi internazionali al villaggio «La Vela» organizzati da Pino Arpioni , sin dal 1989.

Lungo la strada cartelloni pubblicitari ti fanno credere di essere ancora a casa tua: richiamano il consumismo più sfrenato. Dopo cena ci s’infila nella metropolitana. Riemergiamo in piazza Puskin e via a piedi fino alla Piazza Rossa. Il Mausoleo di Lenin è sempre lì, ma all’ingresso non fa più la guardia il picchetto d’onore. Un poliziotto ai bordi delle transenne conversa tranquillamente con dei turisti. I simboli della falce e il martello o del Pcus li ritrovi solo sulle spille dei colbacchi neri che ti vendono per 15 euro gli ambulanti.

Domenica 28 marzoBrilla come non mai l’oro delle cupole a cipolla nel Monastero di Serghiej Possad (già Zagorsk). All’esterno c’è una discreta sorveglianza di poliziotti muniti di metaldetector. Tanti fedeli in fila per poter entrare nella chiesa dove sono venerate le spoglie di San Sergio. Fila anche davanti alla cappella dove c’è un’acqua «miracolosa». Accompagnato da una guida il gruppo visita le innumerevoli chiese che formano la cittadella del monastero. In questa culla del cristianesimo russo molti i restauri in corso per meglio conservare gli affreschi e le antiche icone. Nonostante l’afflusso di fedeli c’è sempre una atmosfera di raccoglimento Lunedì 29 marzoL’appuntamento è nell’Aula 8 dell’Università-Mgimo. È qui che si svolge la prima commemorazione all’estero del prof. Giorgio La Pira nel centenario della nascita e nel ricordo del suo storico viaggio al Cremlino del 1959. Le linee guida del pensiero e dell’azione di La Pira, apostolo di pace, le delinea Giorgio Giovannoni, che parla sul tema «L’attualità del messaggio di Giorgio La Pira» insieme a Vadim Zagladin della Fondazione Gorbaciov. Intervengono il vice rettore Igor Loginov, la direttrice del dipartimento diplomatico Tatiana Zonova, Evgenj Silin dell’Aeac, l’associazione di Cooperazione Euro-Atlantica, Victor Gaiduk, storico e Ghennadi Uranov, ex ambasciatore della Russia presso la Santa Sede. È presente significativamente anche Ante Josic, in rappresentanza della Nunziatura apostolica a Mosca.Nel pomeriggio, sempre nell’università, un ricordo di Pino Arpioni, la cui vita di cristiano schivo e coerente e la figura di grande educatore sono ripercorse da Stefano Campigli, Victor Gaiduk e Tatiana Zonova.

Seguono testimonianze preziose di giovani russi che hanno conosciuto «Pino» durante i campi internazionali al Villaggio «La Vela»: Giulia Shljahturova ha voluto dare atto della grandezza dell’amicizia nata tra giovani e ha detto: «abbiamo potuto scambiare le nostre speranze». Victor Gaiduk riassume alcune lettere di universitari del Mgimo, già impegnati presso alcune sedi diplomatiche russe: Tatiana, ora al consolato russo a Milano; Serghiej attualmente all’ambasciata russa a Caracas,in Venezuela ed Ernesto, ora affermato giornalista. Infine prendono la parola anche Stefania Fossati e Dimitri Mascagni. C’è davvero tanta commozione nell’aula.

Martedì 30 marzoA sorpresa all’ingresso del Monastero di San Danilov, troviamo Kostantin, uno dei seminaristi che è stato a «La Vela» ed ora è segretario del Capo dipartimento Relazioni Esterne del Patriarcato della Chiesa Ortodossa russa, il Metropolita Kirill.

Padre John Lapidus ci aggiorna sullo stato dei rapporti tra le due Chiese cristiane sorelle. Il lavoro per sgombrare la strada da tante pietre d’inciampo è stato affidato, dopo la recente visita dell’inviato del Papa Cardinal Walter Kasper, ad una commissione mista. Giorgio Giovannoni ricorda il Concilio di Firenze del 1439 ed aggiunge: «Questa è la riprova che siamo pazienti». E Lapidus ripete: «Tra le nostre chiese sorelle ai primi 2 piani c’è comprensione. Bisogna far salire ai vertici, al 3° piano, questo spirito di collaborazione».

Mercoledì 31 marzoVadkovskij Perspective, una strada alberata e tranquilla nel centro di Mosca: riconosci la palazzina della Nunziatura della Santa Sede dallo sventolìo della bandiera bianca e gialla. Scatta la serratura di una porta e dopo qualche gradino ci ritroviamo in un salotto lindo, con stampe antiche, quadri e le foto di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII.

Per la delegazione dell’Opera si apre una sala più ampia. Al centro una lunga tavola imbandita. Arriva un uomo asciutto, dai modi semplici e un simpatico accento romano. È Antonio Mennini, nominato Nunzio Apostolico a Mosca il 6 novembre 2002. Dal 2000 era Nunzio a Sofia, in Bulgaria. Il 1 febbraio scorso anche Mennini ha partecipato all’incontro tra il Patriarca della Chiesa Ortodossa russa Alessio II e l’inviato di Giovanni Paolo II, Cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

Mennini si siede in un angolino e ascolta con attenzione quanto gli va esponendo Giorgio Giovannoni, si interessa alle iniziative dell’Opera illustrate da Stefano Campigli, mostra di conoscere bene quello che è stato l’impegno politico e spirituale di Giorgio La Pira. Chiede notizie sull’iter della sua causa di beatificazione ed apprezza molto il dono del libro appena uscito su le lettere a Pio XII.

Quanto ai rapporti con la Chiesa Ortodossa Russa si mostra ottimista, sembra privilegiare «i piccoli passi» sottolineando la necessità di un lavoro in umiltà e in spirito di collaborazione, cercando di capire bene quanto abbia sofferto anche la Chiesa Ortodossa durante i 70 anni del regime sovietico. Alle 15,30 appuntamento alla sede dell’Aeac, al n. 3 di via Prechistenka, vicino alla Chiesa di San Salvatore. Qui ci attendono il Segretario generale Evgeny Silin e l’ex ambasciatore dell’Urss a Roma Anatolj Adamishin, presidente dell’Associazione Russia-Italia. Quest’ultimo ci sintetizza, con una discreta dose di ottimismo, l’attuale corso di Putin, proiettato a suo dire al recupero dell’identità nello spirito della «Grande Russia», puntando su una forma di «democrazia guidata» e sul decollo dell’economia, improntata al libero mercato.Rivediamo Lev Kapalet con la moglie Natascia, la signora Tamara Karlova, vedova di Juri Karlov, il primo ambasciatore dell’Urss presso la Santa Sede.

Giovedì 1° aprileIl treno per San Pietroburgo partito da Mosca alle 23,59 arriva puntuale la mattina alle 8. Ci accolgono Padre Serghieij Podstavsky della Cattedrale di S. Teodoro a Puskin, Kirill Nosenko e altri giovani ortodossi. Il termometro è a meno 13. Ma c’è tanto sole e una luce nitida riverbera i colori di questa città già splendida di suo.Proprio sulla Nevski Prospect si trova la comunità cattolica della parrocchia di Santa Caterina d’Alessandria la cui chiesa è per data di fondazione, la prima chiesa cattolica dell’Impero Russo.Chiusa dal regime nel 1938 è stata restituita, dopo la caduta dell’URSS, nel 1992. Ci accolgono con un canto corale. Dopo la concelebrazione della messa, presieduta dal parroco, Padre Macicj Rusiechi o.p., un rinfresco e tanti abbracci come se si ritrovassero amici da una vita. Diversi giovani sono stati già ospiti al Villaggio «La Vela» ed ognuno vuol ricordare i tanti momenti lieti.Sempre premurosa suor Matilde, la domenicana, di origine italiana che si occupa dei bambini di un asilo che è stato per tanti anni «clandestino». La notte San Pietroburgo è uno spettacolo di luci. Non c’è monumento, palazzo, ponte, cupola o guglia che non sia illuminato in modo consono alle linee delle strutture architettoniche. Venerdi 2 aprileLa neve si sta sciogliendo su quegli immensi prati dove riposano quasi un milione di civili periti nei 900 giorni dell’assedio di Leningrado durante la seconda guerra mondiale. Ed anche per chi non viene qui per la prima volta, cresce la voglia di raccoglimento. Padre Serghieij e Kirill hanno testimonianze forti da riferire, racconti di episodi vissuti dai loro stessi familiari e parenti durante quel tragico assedio. E riemergono episodi d’altruismo inimmaginabili in ore così buie.

Torniamo in centro e vicino alla Accademia Teologica si recita il Padre Nostro davanti ad una tomba, con dei garofani rossi secchi: la tomba del Metropolita Nikodim, che partecipò al Concilio voluto da Papa Giovanni XXIII. Padre Serghieij ricorda la forza di questo prete che credeva nell’ecumenismo: «Sapeva scegliere i collaboratori e sapeva essere Padre. Finché fu vivo lui (morì nel 1978 a Roma, tra le braccia di Papa Luciani, n.d.r.) non una chiesa ortodossa fu chiusa a San Pietroburgo».

Il tempo vola, ma i nostri ospiti riescono a trovarci i biglietti per il Teatro Marinskij. C’è un’edizione superba de «Il lago dei cigni» con un balletto dai costumi inimitabili.

Sabato 3 aprileL’ultimo giorno, proprio mentre scatta il conto alla rovescia per non rischiare di perdere l’aereo per Firenze, accumuliamo le sensazioni e le emozioni più forti.A Puskin, nella Cattedrale di S. Teodoro ci attende l’Archimandrita Padre Markell Vetrov, professore all’Accademia teologica di San Pietroburgo. Giorgio Giovannoni se la ricorda bene come era ancora distrutta la cattedrale nel 1988, quando accompagnò Pino Arpioni da Padre Markell e nacque l’idea di invitare studenti e seminaristi ortodossi al villaggio «La Vela». «Senza un aiuto dallo Stato – ci tiene a dire Padre Markell – siamo riusciti a farla risorgere». E invitandoci alla mensa e scusandosi per la frugalità del cibo, fa l’apprezzamento più significativo: «Quanto sono state importanti queste esperienze di scambi tra ortodossi e cattolici. Pino ci disse: “Dopo, cambierete il modo di vedere i problemi della Chiesa”. Ed aveva ragione. Erano anni molto difficili . Noi ora abbiamo una visione della Chiesa più completa e ogni nostro punto di vista è più ampio e più nitido».