Italia
A Mosca, sulle tracce di un profeta di pace
di Giovanni Spinoso
Sono passati 45 anni dal primo pellegrinaggio a Mosca (agosto 1959) del Professor La Pira e 20 dal primo viaggio dell’Opera.
All’aeroporto moscovita vengono a prenderci gli universitari del Mgimo (Istituto delle relazioni internazionali del Ministero degli esteri) che hanno partecipato ai campi internazionali al villaggio «La Vela» organizzati da Pino Arpioni , sin dal 1989.
Lungo la strada cartelloni pubblicitari ti fanno credere di essere ancora a casa tua: richiamano il consumismo più sfrenato. Dopo cena ci s’infila nella metropolitana. Riemergiamo in piazza Puskin e via a piedi fino alla Piazza Rossa. Il Mausoleo di Lenin è sempre lì, ma all’ingresso non fa più la guardia il picchetto d’onore. Un poliziotto ai bordi delle transenne conversa tranquillamente con dei turisti. I simboli della falce e il martello o del Pcus li ritrovi solo sulle spille dei colbacchi neri che ti vendono per 15 euro gli ambulanti.
Seguono testimonianze preziose di giovani russi che hanno conosciuto «Pino» durante i campi internazionali al Villaggio «La Vela»: Giulia Shljahturova ha voluto dare atto della grandezza dell’amicizia nata tra giovani e ha detto: «abbiamo potuto scambiare le nostre speranze». Victor Gaiduk riassume alcune lettere di universitari del Mgimo, già impegnati presso alcune sedi diplomatiche russe: Tatiana, ora al consolato russo a Milano; Serghiej attualmente all’ambasciata russa a Caracas,in Venezuela ed Ernesto, ora affermato giornalista. Infine prendono la parola anche Stefania Fossati e Dimitri Mascagni. C’è davvero tanta commozione nell’aula.
Padre John Lapidus ci aggiorna sullo stato dei rapporti tra le due Chiese cristiane sorelle. Il lavoro per sgombrare la strada da tante pietre d’inciampo è stato affidato, dopo la recente visita dell’inviato del Papa Cardinal Walter Kasper, ad una commissione mista. Giorgio Giovannoni ricorda il Concilio di Firenze del 1439 ed aggiunge: «Questa è la riprova che siamo pazienti». E Lapidus ripete: «Tra le nostre chiese sorelle ai primi 2 piani c’è comprensione. Bisogna far salire ai vertici, al 3° piano, questo spirito di collaborazione».
Per la delegazione dell’Opera si apre una sala più ampia. Al centro una lunga tavola imbandita. Arriva un uomo asciutto, dai modi semplici e un simpatico accento romano. È Antonio Mennini, nominato Nunzio Apostolico a Mosca il 6 novembre 2002. Dal 2000 era Nunzio a Sofia, in Bulgaria. Il 1 febbraio scorso anche Mennini ha partecipato all’incontro tra il Patriarca della Chiesa Ortodossa russa Alessio II e l’inviato di Giovanni Paolo II, Cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.
Mennini si siede in un angolino e ascolta con attenzione quanto gli va esponendo Giorgio Giovannoni, si interessa alle iniziative dell’Opera illustrate da Stefano Campigli, mostra di conoscere bene quello che è stato l’impegno politico e spirituale di Giorgio La Pira. Chiede notizie sull’iter della sua causa di beatificazione ed apprezza molto il dono del libro appena uscito su le lettere a Pio XII.
Quanto ai rapporti con la Chiesa Ortodossa Russa si mostra ottimista, sembra privilegiare «i piccoli passi» sottolineando la necessità di un lavoro in umiltà e in spirito di collaborazione, cercando di capire bene quanto abbia sofferto anche la Chiesa Ortodossa durante i 70 anni del regime sovietico. Alle 15,30 appuntamento alla sede dell’Aeac, al n. 3 di via Prechistenka, vicino alla Chiesa di San Salvatore. Qui ci attendono il Segretario generale Evgeny Silin e l’ex ambasciatore dell’Urss a Roma Anatolj Adamishin, presidente dell’Associazione Russia-Italia. Quest’ultimo ci sintetizza, con una discreta dose di ottimismo, l’attuale corso di Putin, proiettato a suo dire al recupero dell’identità nello spirito della «Grande Russia», puntando su una forma di «democrazia guidata» e sul decollo dell’economia, improntata al libero mercato.Rivediamo Lev Kapalet con la moglie Natascia, la signora Tamara Karlova, vedova di Juri Karlov, il primo ambasciatore dell’Urss presso la Santa Sede.
Torniamo in centro e vicino alla Accademia Teologica si recita il Padre Nostro davanti ad una tomba, con dei garofani rossi secchi: la tomba del Metropolita Nikodim, che partecipò al Concilio voluto da Papa Giovanni XXIII. Padre Serghieij ricorda la forza di questo prete che credeva nell’ecumenismo: «Sapeva scegliere i collaboratori e sapeva essere Padre. Finché fu vivo lui (morì nel 1978 a Roma, tra le braccia di Papa Luciani, n.d.r.) non una chiesa ortodossa fu chiusa a San Pietroburgo».
Il tempo vola, ma i nostri ospiti riescono a trovarci i biglietti per il Teatro Marinskij. C’è un’edizione superba de «Il lago dei cigni» con un balletto dai costumi inimitabili.